
Il tradimento è argomento scomodo: suscita rabbia e dolore e porta frammentazione e separazione. Non esiste solo il tradimento tra partner anche se è quello che possiamo pensare immediatamente. C’è un tradimento più profondo al quale siamo esposti tutti: è il tradimento nei confronti delle parti vulnerabili di noi. Quelle parti che, da bambini, sono state già tradite e abbandonate. Per qualche strana ragione, una volta divenuti adulti, rischiamo di continuare a tradirle portando avanti proprio quegli stessi comportamenti dei nostri genitori che ci facevano soffrire tanto. Siamo stati trascurati da genitori che lavoravano troppo? E noi per non sbagliare ci ammazziamo per avere tempo per tutto – per i figli, il lavoro, la casa – ma continuiamo, proprio come facevano i nostri genitori, a non avere tempo per noi.
Facciamo una sorta di separazione affettiva: non vogliamo che i nostri figli soffrano quello che abbiamo sofferto ma, per quanto riguarda noi stessi, continuiamo ad abbandonarci e tradirci, senza rendercene conto. Lo facciamo non rispettando la nostra vulnerabilità, non ascoltando i nostri bisogni. Evitando di provare compassione per noi stessi.
Perchè alla fine, in ogni tradimento, che sia rivolto verso di noi o verso gli altri, c’è una stessa mancanza: manca compassione. Manca compassione per il dolore degli altri ma anche, e soprattutto, per il nostro dolore. Perchè se provassimo self compassion troveremmo un altro modo per rispondere ai nostri bisogni. Un modo che non ferisca la nostra dignità e affermi i nostri diritti. È questa base di self compassion che dobbiamo cercare quando tradiamo noi stessi. Ed è sempre la compassione che ci può aiutare a scegliere rispetto alla direzione da dare al nostro comportamento. Il tradimento non deve essere materia di senso di colpa. Il senso di colpa parla del dolore di non essere all’altezza dei propri ideali: non è mai servito a trattenere qualcuno dallo sbagliare. Piuttosto innesca un circolo vizioso: mi sento in colpa ma continuo a sbagliare perchè la fedeltà all’immagine di me – la fedeltà rispetto a quello che penso sia giusto – è un vincolo troppo debole rispetto alla forza dell’impulso che mi spinge ad agire.
La compassione invece è un sentimento intimo e profondo. Facciamo di tutto per evitarla perchè sappiamo che, una volta ascoltata, non potremo più sbagliare, non potremo più tradire. È la compassione che anima la fedeltà non il senso di colpa.
La compassione è la base per la moralità Arthur Schopenhauer, filosofo
Pratica di mindfulness: Addolcire, confortarsi, aprire
© Nicoletta Cinotti 2018 La cura del silenzio
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