
Può sembrare che tra le due cose non ci sia molta differenza eppure questa somiglianza rischia di essere la prima grande difficoltà che il tema della crescita apre. Se pensiamo alla crescita come sviluppo delle nostre caratteristiche e potenzialità mettiamo questo processo in un corso temporale che presenta unicità personali e limiti individuali, lo mettiamo nel flusso della vita. Se invece pensiamo di doverci “migliorare” e perfezionare lo mettiamo tra le attività che richiedono una spinta, uno sforzo.
Crescere e non perfezionarsi
Nella nostra cultura corriamo il rischio di dare un’enfasi eccessiva al raggiungimento di mete ed obiettivi non come espressione della crescita delle nostre potenzialità ma come segno del nostro continuo perfezionarci. Misuriamo la nostra vita in termini di successo e, soprattutto, tendiamo ad identificare quel successo con una crescita. Questa confusione tra crescere e perfezionarsi toglie equilibrio e ci fa confondere i risultati – positivi o negativi che siano – con il senso della nostra esistenza.
Crescere non significa sottrarsi all’errore e rendersi perfetti ma piuttosto imparare a riconoscere che non tutto dipende da noi e che, come esseri umani, possiamo imparare e comprendere l’errore come un punto di svolta nella crescita e pensare alla crescita non come un processo lineare e ascensionale ma piuttosto come un percorso con soste, deviazioni e sorprese che a volte sono l’essenza stessa del nostro esistere.
Questo tendere alla perfezione piuttosto che alla crescita, ci rende ricchi di sensi di colpa e poveri di rimorso. Il rimorso infatti e’ riconoscere il dolore che possiamo aver provocato e, nel sentirlo nella nostra carne, fa crescere una motivazione più salda e comprensiva. Il senso di colpa spesso e’ un non perdonarci proprio di non essere stati perfetti. Di non essere stati all’altezza delle nostre o altrui aspettative.
Il nostro perfezionismo ci rende così immobili, non tesi davvero al futuro ma piuttosto occupati di ottenere e rimanere in uno stato perfetto. Che può essere e spesso lo e’, astorico e atemporale. Immobili nel vano tentativo di evitare le perdita che crescere comporta. Questo e’infatti il rischio della crescita che cerchiamo di evitare con il perfezionismo: la perdita. Crescere come bambino significa perdere l’infanzia, crescere come uomo significa perdere la giovinezza. A volte desideriamo invece crescere come uomini rimanendo uguali, rimanendo bambini. Allora, potremmo dire, cresciamo in statura, forse anche in importanza ma perdiamo in saggezza. E uso volutamente il noi perché non mi astraggo da questo processo ma piuttosto lo racconto perché, crescendo, lo vivo.
Il processo terapeutico di cambiamento
Lowen dice che il processo terapeutico di cambiamento deve nascere dall’interno e essere il più possibile uguale ad una crescita. Questo non significa escludere il fare ma piuttosto cercare un fare che sostenga l’essere e non che lo sopprima. Quando una attività ha la qualità del fluire appartiene all’essere, mentre quando ha la qualità dello spingere appartiene al fare. Un’attività che fluisce è vissuta come piacevole perchè deriva dalla soddisfazione di un desiderio e porta alla soddisfazione di un bisogno.
La distinzione tra flusso e spinta
La distinzione tra flusso e spinta si applica anche alle attività di divertimento come quelle sportive. Quando vincere è più importante che giocare non è più un divertimento ma un lavoro. Chiaramente la distinzione tra flusso e spinta è riconoscibile solo sulla base delle sensazioni soggettivamente provate. Noi siamo infatti espressi dalle nostre sensazioni: sensazioni di spontaneità e di movimenti liberi sono legate al flusso. Le risposte spontanee ignorano l’Io ma realizzano il sé.
Di solito le azioni di una persona sana mostrano un sottile equilibrio tra l’essere e il fare, tra sensazione e pensiero, tra spontaneità e risposta deliberata. La piena armonia tra l’Io e il corpo, l’Io e il Sé portano ad un movimento spontaneo ma con padronanza di sè allo stesso tempo. Alexander Lowen
Il processo terapeutico
Il processo terapeutico che ha lo scopo di favorire e di accrescere l’essere e il Sé, comporta un “lasciar andare” delle azioni inibitrici, che permette al flusso dell’eccitazione, delle nostre motivazioni radicate, di scorrere liberamente. Con la terapia impariamo a “sciogliere il fare che blocca il flusso”. Non è un modo per imparare come essere ma come non fare
Crescere quindi è un processo e un percorso composto da perdite ed errori, confusione e soste. Pieno di rimorsi forse ma libero dal senso di colpa del non essere perfetti e all’altezza del nostro ideale.
La crescita si riconosce perché e’ piena di movimento e di tensione, di direzione verso il futuro e non di direzione verso un obiettivo preciso.
Questo brano, breve, esprime poeticamente questa tensione verso:
Aprile e’ il più crudele di mesi, genera
lilla’ da terra morta, confondendo
memoria e desiderio, risvegliando
le radici sopite con la pioggia di primavera.
L’inverno ci mantenne al caldo, ottuse
con immemore neve la terra, nutrì,
con secchi tuberi una vita misera.
Thomas Stearn Eliot
© Nicoletta Cinotti 2023 Ritiro di bioenergetica e Mindfulness “Be real not perfect: crescita e cambiamento”
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