
Nei programmi MBSR, così come in analisi bioenergetica, uno dei punti principali a cui viene prestata attenzione è la capacità di percepire e distinguere tra sensazioni fisiche, emozioni e pensieri. Questa attenzione intenzionale è spesso uno degli aspetti che suscita maggiori domande e difficoltà.
Iniziando a prestare attenzione al corpo possiamo scoprire che lo percepiamo poco, oppure che ci sono solo pensieri e sensazioni fisiche ma non sappiamo quali siano le nostre emozioni. Eppure molto spesso i nostri pensieri, più che frutto di processi logici o riflessivi, sono espressione della nostra emotività che rimane non percepita.
Proprio la complessa semplicità di questa distinzione tra corpo, emozioni e pensieri mi spinge a questo approfondimento
[box] “Che cosa mi attira dello Zen? Il corpo. Ho l’impressione di aver già vissuto tanto lontano da lui. L’ho fuggito per non soffrire e mi sono rifugiato in edifici concettuali. […] Voglio colmare il vuoto che continuo a scoprire dentro me stesso, ma devo osare sedermi e non fare nulla, accontentarmi di essere, arrischiarmi a una presenza sobria. Ecco la sfida più grande. Lo Zen mi apre a questa gratuità. A costo di qualche dolore e di molte seccature mi calo man mano in questo corpo, accedo progressivamente al fondo del fondo, lontano dagli strati superficiali che mi scuotono in ogni direzione. Immagino che la pace debba abitare tutto l’essere, corpo compreso. Alexandre Jollien, Il filosofo nudo. Piccolo trattato sulle passioni[/box]
Ogni movimento – o assenza di movimento – del corpo dà origine ad una sensazione o ad un pensiero; è la riduzione della nostra consapevolezza che non ci permette di cogliere la stretta connessione tra questi due elementi. La pratica ci fa l’invito più difficile nella sua semplicità: permettere che le sensazioni si manifestino senza interferire, senza commentare con i pensieri. Perchè conviene farlo? Perché i pensieri hanno il potere di separarci dal presente.
Relazione tra sensazione e pensiero
Una sensazione è percepita e interpretata spesso senza che ce ne accorgiamo, come piacevole, spiacevole o neutra e si trasforma quindi nell’emozione ad essa collegata. Le sensazioni piacevoli daranno vita ad emozioni piacevoli e quelle spiacevoli a sensazioni avversative come rabbia, paura, disagio.
Anche il pensiero risente di questa qualità percettiva e spesso la determina, senza che ne siamo coscienti: la forza motrice e la carica che si trovano dietro al pensiero sono dovute alla sensazione fisica, spesso presente anche se non percepita consapevolmente, che lo accompagna.
I pensieri che ci portano lontano
Quando dico, come accade nel protocollo MBCT che “i pensieri non sono fatti”, registro spesso un’ondata di dissenso. Più il pensiero è legato ad un trauma emotivo e più siamo convinti che sia una verità e una previsione nello stesso tempo. Perché accade questo? Perché il trauma blocca la nostra capacità riflessiva e ci porta a dare un significato a quello che è avvenuto che è statico. Un processo di significato che può portarci via dal momento presente o, addirittura, “VIA DAL MONDO”. Tanto il pensiero riflessivo ci porta dentro al mondo e diventa significato rivelatorio, tanto la fiducia nei pensieri che nascono dal trauma ci allontana dal mondo.
Ogni volta in cui rimaniamo catturati da un desiderio, una emozione o un impulso, un’idea o una opinione data per certa rimaniamo letteralmente imprigionati dalla nostra abituale modalità di reazione. E’ indifferente se siamo ritirati e distanti, come nella tristezza e nella depressione o esplosivi come nella rabbia o nell’ansia. Quei momenti sono sempre accompagnati da una contrazione, nel corpo e nella mente. Jon Kabat-Zinn
Come possiamo riconoscere i pensieri che ci allontanano dal mondo?
Piccola lista dei pensieri che ci allontanano dal mondo
Sono pensieri che hanno almeno tre di queste caratteristiche:
- si accompagnano ad un senso di isolamento
- si accompagnano ad un senso di assorbimento, quasi non riusciamo ad ascoltare nient’altro
- ci fanno credere che siamo solo noi ad aver vissuto quel trauma, dolore, evento
- diminuiscono il volume delle sensazioni fisiche
- hanno una forte spinta all’azione
- hanno una forte componente di previsionalità: ci fanno credere che sappiamo già come andrà a finire
- sono una forma di memoria generalizzata che ci fa dire “andrà sempre così”
- si accompagnano ad un umore basso
- possono accompagnarsi ad intense emozioni avversative di rabbia, paura e vergogna (quella che io chiamo la triade malefica”
L’intelletto può essere attivo nelle due direzioni fondamentali dell’apparato psichico, cioè verso il mondo o via dal mondo. Tra intelletto e affetto non esiste un rapporto funzionale meccanico, assolutamente antitetico ma ancora una volta un rapporto dialettico (Reich 1934, pag. 384-5).
Cosa dice la bioenergetica di Alexander Lowen
Alexander Lowen, padre della bioenergetica, attribuisce una particolare importanza ai pensieri che ritiene partecipino ai processi di auto-regolazione. Sia i pensieri che ci allontanano dal mondo che quelli riflessivi svolgono delle funzioni di autoregolazione.
A seconda del nostro carattere avremo pensieri che si oppongono a quello che sentiamo o pensieri che sostengono quello che sentiamo. Opporsi con il pensiero a quello che sentiamo è una frattura ambivalente e dolorosa, che ci rende indecisi e incerti e ci porta ad ostacolare il nostro cambiamento anziché a favorirlo. Ecco perché è importante prendere consapevolezza dell’unitarietà – o della mancanza di unitarietà – tra quello che sentiamo e quello che pensiamo.
[box] Ogni pensiero è in relazione a una sensazione e favorirà o contrasterà la sensazione a seconda della struttura caratteriale dell’individuo. In un individuo sano, pensiero e sensazione seguono direzioni parallele, riflettendo l’unitarietà della personalità. Nell’individuo nevrotico il pensiero entra spesso in contrasto con le sensazioni(…)fino ad arrivare alla dissociazione tra pensiero e sensazione. (LOWEN, 1970,PAG. 117).[/box]
Muoverci per ritrovarci e non per scappare
La bioenergetica riporta il movimento nella stanza della psicoterapia perchè l’identità tra corpo e pensiero è mediata dal movimento. Ogni volta che una contrazione corporea o un collasso muscolare riduce la nostra mobilità sappiamo che si crea un divario tra quello che pensiamo e quello che sentiamo. Ecco perchè nei miei ritiri è sempre presente il lavoro corporeo: perché l’integrazione non può essere una teoria ma piuttosto è un’azione volta a riportare, attraverso il movimento, unitarietà nelle nostre “anime divise”.
Per Lowen il movimento non solo precede ma determina anche il contenuto delle sensazioni e dei pensieri.
I movimenti informativi sono i movimenti involontari del corpo che possono aiutarci a comprendere i pensieri dei nostri pazienti, oltre che la qualità della loro esperienza percettiva.Pensare può proprio essere definito come il processo di fare connessioni tra le nostre sensazioni e l’immagine che abbiamo in mente del nostro ambiente. Quando una sensazione si collega, si sintonizza con la nostra immagine mentale emerge un senso di piacevolezza. Ogni sensazione distonica crea tensione, dolore, frustrazione e attiva pensieri che hanno questa qualità.
L’identità funzionale del pensiero e della sensazione nasce dalla loro comune origine nel movimento corporeo. La ragione per cui questo processo sfugge, la maggior parte delle volte, alla nostra consapevolezza, è connessa al fatto che le contrazioni muscolari e l’immobilità tagliano la nostra capacità percettiva.
Mindfulness e bioenergetica
Nella mindfulness ci si dedica a sentire, a percepire, le cose così come sono. Nel farlo, inevitabilmente, arriva il pensiero. In quei momenti si tratta solo di ribadire l’intenzione di prestare attenzione e sostenerla, di arrendersi ancora e ancora, al sentire. In questo modo, momento dopo momento, si scopre la connessione che esiste tra le sensazioni e i pensieri e, come dice Kabat Zinn se “non puoi fermare le onde, puoi imparare a padroneggiare il surf”.
Ecco perchè, sia che soffriamo di un disturbo fisico che di un disturbo psichico è così importante lavorare sulla connessione tra corpo e pensiero: in questo modo impariamo a padroneggiare il surf, anziché a lasciarci trascinare a destra e manca dal mare in tempesta!
Perché ad ammalarsi non è solo la nostra anima ma anche le nostre idee, che quando sono sbagliate intralciano e complicano la nostra vita rendendola infelice. Paul Watzlawick
© Nicoletta Cinotti 2023
https://www.nicolettacinotti.net/eventi/be-real-not-perfect-crescita-e-cambiamento/
Lascia un commento