Ogni giorno incontriamo i nostri bisogni: piccoli ed elementari oppure grandi e significativi bussano alla nostra porta e chiedono ascolto.
Il bisogno nasconde una incertezza: non sappiamo se saremo in grado di rispondere adeguatamente. E’ per questo che a volte facciamo un piccolo atto di magia: decidiamo che è l’altro che deve rispondere al nostro bisogno e che questo sarà il segno che ci ama. O che è la persona giusta per noi.
Così spesso inizia un’avventura tutt’altro che facile. Dipendere dalla capacità dell’altro di amarci per essere felice (e cambia poco se l’altro è un partner o un genitore). E’ una condizione triste e piena di biasimo. Perché l’altro, proprio come noi, sbaglia centro, si disperde, si distrae e non ci offre quell’attenzione esclusiva che vorremmo.
Ci offre solo il vantaggio di credere ad una grande bugia: che se troveremo la persona giusta saremo felici. Togliendoci la responsabilità della nostra infelicità.
Sembra un vantaggio ma non lo è: ci toglie la speranza nelle nostre risorse, il potere nella nostra vita, la libertà nella nostra crescita e ci mette nella condizione di cercare continuamente nel posto sbagliato. Diventa una continua fonte di distrazione, un pensiero fisso che risucchia la nostra energia che ci porta dal presente indicativo al condizionale: “Se trovassi …sarei felice; se facessi….sarei felice; se potessi….sarei felice”
La felicità esiste: le soluzioni che inventiamo sono sbagliate.
La felicità risiede stabilmente dentro di noi e ci aspetta. Non facciamola aspettare troppo!
E’ facile dimenticarsi che la qualità della nostra attenzione ha un ruolo centrale nella nostra insoddisfazione. Sharon Salzberg
Pratica di mindfulness: Il panorama della mente
© Nicoletta Cinotti 2015
Foto di ©vorreiesserepaolorumiz
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