Quando parliamo, naturalmente stiamo soltanto dicendo ciò che riteniamo corretto, ma talvolta, a causa del modo in cui lo diciamo, l’ascoltatore non riesce ad assimilarlo, quindi le nostre parole non sortiscono l’effetto desiderato di arrecare maggiore chiarezza e comprensione alla situazione.
Dobbiamo chiedere a noi stessi: «Sto parlando tanto per parlare oppure sto parlando perché penso che queste parole possano aiutare qualcuno a guarire?». Quando le nostre parole sono pronunciate con compassione, basate sull’amore e sulla consapevolezza di essere legati gli uni agli altri, allora il nostro discorso può definirsi retto discorso. Quando forniamo una risposta immediata a qualcuno, di solito stiamo semplicemente snocciolando le nostre conoscenze o reagendo in maniera emotiva.
Quando sentiamo la domanda o il commento dell’altra persona non ci prendiamo il tempo di ascoltare e guardare a fondo in ciò che è stato confidato, ci limitiamo a ribattere con una replica veloce. Ciò non è affatto d’aiuto. La prossima volta in cui qualcuno ti fa una domanda non rispondere subito. Ricevi la domanda o la rivelazione e lascia che penetri in te, in modo che chi parla senta di essere stato davvero ascoltato. Tutti noi, ma soprattutto coloro la cui professione consiste nell’ascoltare gli altri, possiamo trarre beneficio dall’esercitarci in questa capacità; dobbiamo fare pratica allo scopo di farlo bene. Prima di tutto, se non abbiamo ascoltato a fondo noi stessi non possiamo ascoltare a fondo gli altri. Thich Nhat Hanh
© www.nicolettacinotti.net Addomesticare pensieri selvatici 2016
Foto di ©David Lee-Turner
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