L’idea che il mare calmo corrisponda alla felicità è molto diffusa. Per questa ragione ci impegniamo molto per “appiattire le onde” della nostra vita. Non lasciamo rughe o increspature che innalzino troppo il livello delle emozioni che proviamo, nello sforzo di raggiungere la serenità attraverso la calma.
L’effetto di tutto questo è duplice e abbastanza paradossale.
Da una parte questa calma produce noia e depressione: ci costringe quindi ad usare qualcosa per riportare un po’ di vitalità. Dall’altra, quando abbiamo davvero bisogno di calmarci perché siamo di fronte ad una tempesta, non abbiamo più strumenti per farlo. Li abbiamo già usati tutti.
Alla fine l’idea di appiattire le onde è l’illusione del controllo che nasconde una grande sfiducia verso quello che può arrivare al di fuori della nostra volontà. Come se, solo noi, sapessimo cosa è giusto o sbagliato per la nostra vita. Come se, solo il realizzarsi dei nostri desideri, meritasse gratitudine.
Come se, per essere felici, dovessimo diventare artigiani degli eventi che ci accadono, anziché viverli così come sono.
Ho pensato spesso che passare qualche momento ogni giorno, praticando l’arte della felicità, della gratitudine, della celebrazione di ciò che arriva, della vittoria in cose piccole ma significative fosse il modo migliore per prepararsi a quegli eventi più grandi, a quelle mete più importanti per le quali siamo spesso impreparati. David Whyte
Pratica di mindfulness: Il panorama della mente
© Nicoletta Cinotti 2015
Foto di ©marina bertone
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