
In questi giorni ho fatto un po’ di giardinaggio. Quel poco che consente la dimensione del mio terrazzo. E il tempo, piovoso e ventoso. E mi sono accorta di quanto sottile sia la differenza tra seminare e seppellire. Solo pochi centimetri di terra in più che però diventano un ostacolo alla crescita per la forza del seme.
È un fatto banale, sotto i miei occhi da sempre. Eppure mi ha colpito tanto perchè ha risuonato dentro di me. Mi sono chiesta in che modo io semino o seppellisco, sotto strati di impegni, occupazioni, distrazioni. Quanto coltivo e quanto nascondo. E ho visto che spesso la differenza è davvero sottile anche per me. Forse anche per noi. Ci sono cose che vengono messe troppo in profondità perchè riescano a vedere la luce. A volte lo facciamo senza rendercene conto. A volte, deliberatamente, non vogliamo vedere qualche aspetto di noi. O non vogliamo che lo colgano gli altri.
E stranamente è un affanno che abbiamo di più con le persone che amiamo che con gli estranei. Con chi non conosciamo ci collochiamo con facilità in un livello intermedio, più o meno comodo. E rimaniamo in quell’intermezzo con semplicità.
Nell’intimità invece abbiamo timore che mostrare significhi essere rifiutati e così mettiamo in qualche luogo profondo e nascosto aspetti che forse avrebbero bisogno di essere coltivati. E finiamo per seppellire parti di noi e della nostra storia. Fino a che superiamo il limite di seppellimento e tutto a un tratto sentiamo avversione per la persona per la quale abbiamo fatto questo – non richiesto – sacrificio. Lei, ignara, si sente sbalzata fuori dal paradiso. Noi confondiamo la scelta che abbiamo fatto di seppellire, con la persona dalla quale temevano di venir rifiutati.
Un pasticcio in cui, alla fine, rischiamo di confermarci che sia meglio seppellire che mostrare. Che paradosso! È stato l’aver seppellito che ha prodotto questo danno e noi diamo la colpa all’aver mostrato.
Che cosa vuoi che le persone che ami vedano di te? e, soprattutto, che cosa non vuoi che vedano di te?
Pratica di mindfulness: La consapevolezza del respiro
© Nicoletta Cinotti 2017 Verso un’accettazione radicale Foto di ©matyb59
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