
Quando ero piccola a casa mia la sera ognuno cucinava per sè, si mangiavano gli avanzi del pranzo e ci si radunava alla spicciolata attorno al grosso tavolo di legno e marmo.
Non ricordo bene io cosa mangiassi, ma ricordo che, ogni sera, non ne facevo scappare una, chiedevo ad uno dei miei fratelli se mi faceva assaggiare quello che aveva preparato. Il più delle volte era una frittatina, solo uovo e sale (da noi non si usava metterci nient’altro dentro, e ovviamente anche adesso così mi piace). Mio padre rigorosamente ogni volta nascondeva il piatto al fratello di turno che si era appena preparato quell’uovo in padella, e lui, il fratello, dopo aver sorpassato gli agguati paterni doveva ascoltare la sorellina piccola che chiedeva: “Me ne dai un poco?” o, ancora meglio “me la fai assaggiare?”. E, ancora sorrido quando sento, nella mia mente, le parole di chi rispondeva: “Ma è una frittata! L’hai mangiata un miliardo di volte!!!! Che bisogno hai di assaggiarla??!”
Ho sempre voluto una forchettata di quello che c’era nel piatto altrui, qualunque cosa ci fosse in quel piatto. Era un modo per entrare in relazione, un modo per condividere una cosa intima, un modo per avere un contatto al di là delle parole. Volevo una forchettata di affetto, una forchettata di intimità, una forchettata di amicizia, una forchettata dell’altro. Una forchettata.
E tu, chiedi di assaggiare le cose del piatto altrui? Ti piace fare a metà una pietanza o preferisci mangiare semplicemente la tua? Ti piace mangiare da solo o in compagnia? Ti piacciono i buffet o preferisci le portate? Ti piace provare nuovi sapori? Domande che non hanno una risposta giusta o sbagliata, ma servono solo ad entrare un po’ di più nell’affascinante mondo dei nostri comportamenti alimentari, e non solo.
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