
La mia tendenza ad approfondire può risultare fastidiosa, me ne rendo conto. Ma è come se, ogni tanto, prendessi un filo in mano e lo seguissi fino a che non so dove va a finire…(facendo così ho disfatto parecchi orli dei pantaloni!)
Il filo che adesso ho in mano è piuttosto interessante ed è quello dei pensieri o, se vogliamo, della relazione tra pensieri e parole. Immaginiamolo come un racconto giallo: il nostro protagonista si sente male, qualcosa lo ha avvelenato. Forse non è un avvelenamento da morire ma abbastanza forte da essere totalmente fuori fase. I primi sintomi sono iniziati ad una festa con molti amici. Tutti sembravano felici. Qualcuno rideva da una parte, altri scherzavano dall’altra. Qualcuno beveva e altri mangiucchiavano. Primo indizio: io non sto parlando con nessuno, pensa il protagonista.
Si avvicina ad un gruppetto e prova ad entrare nella conversazione, l’argomento è già avviato, difficile entrarci. Allora sorride e si sposta in un altro gruppo. Per rompere il ghiaccio fa una battuta, che viene completamente ignorata. Secondo indizio: io sono diverso, io sono escluso.
La festa prosegue con un ampio tavolo bar. Inizia a pasticciare con l’alcool, giusto per sciogliersi un po’. Dopo tre bicchieri (di qualsiasi bevanda vagamente alcolica) inizia a vedere tutti quelli che tengono banco alla festa. Terzo indizio: gli altri sono migliori di me.
A questo punto decide di bere per dimenticare rendendosi inadatto a qualsiasi conversazione sociale con meno di 1,5 di tasso alcolico. Il gruppo del tasso alcolico sembra essere frequentato solo da quelli che gli rimangono meno simpatici. Quarto indizio: non valgo niente.
Arriva a casa (non sappiamo se con o senza patente) si addormenta mezzo vestito e si sveglia con un hang over (post sbronza) di prima categoria. Alla fine rimane tutto il giorno distrutto non dall’alcol (che dà il suo contributo) ma dai suoi pensieri: non parlo con nessuno, sono escluso, gli altri sono migliori di me, non valgo niente. A quel punto gli viene in mente sua sorella, fratello, cugino di terzo grado – non ha importanza il grado di parentela – e un evento traumatico vissuto con quella persona. Un evento in cui tutti e quattro i pensieri sopra citati sono stati veri e trasforma in definizioni su di se quello che ha pensato in una serata storta. Se solo si fosse accorto che stava entrando in azione lo schema di pensiero “Dentro o fuori” sarebbe stato salvo perchè avrebbe corretto il tiro, consolato l’iniziale disorientamento, dato tempo alla festa di scaldarsi, passato del tempo se si divertiva o andato via senza sbronza se non si divertiva. Insomma non si sarebbe avvelenato. Firmato Il Commissario Pensoatutto
Antidoti all’avvalenamento
Prestare molta attenzione a tutti i pensieri che nascono dalle seguenti relazioni di significato
- Uguale e diverso
- Più veloce e più lento
- Più grande e più piccolo
- Peggiore e migliore
- Prima e dopo
- Precedente e successivo
- Mio e tuo
- Qui e là
- Dentro e fuori
- Incluso ed escluso
Una delle attività favorite della mente è quella di vagare nel passato e nel futuro e di perdersi nei pensieri. Alcuni pensieri sono piacevoli, altri sono carichi di ansia e dolore. Ma sia in un caso sia nell’altro il pensiero esercita una tremenda attrazione sulla nostra attenzione. Durante gran parte della nostra pratica, i pensieri sopraffanno la percezione del momento presente. Jon Kabat Zinn
Pratica di Mindfulness: Il panorama della mente
Poesia del giorno: Nostra signora dei calzini
© Nicoletta Cinotti 2017 Il protocollo MBCT
Foto di ©Yongjia Peng
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