Anche le relazioni – come tutto il resto – sono soggette ad un processo di crescita e cambiamento. E in questo cambiamento ognuna ha un proprio peculiare modo di svilupparsi.
Tenere viva una relazione, in mezzo agli alti e bassi, non è scontato. Molto spesso le relazioni finiscono, con il tempo, per soffrire dell’abitudine. Per svuotarsi o inaridirsi. E, se il pilota automatico toglie gusto alla nostra vita personale, nella vita relazionale spesso diventa il segnale di una fine annunciata.
Attiviamo il pilota automatico quando non siamo presenti: facciamo una cosa e ne pensiamo molte altre, avendo così la mente dispersa e altrove.
Trasformiamo la relazione in un’abitudine quando smettiamo di comunicare quello che per noi è davvero importante. Quando ci limitiamo a parlare solo delle faccende pratiche, delle incombenze quotidiane, dell’organizzazione della giornata. Quando la nostra comunicazione perde quella quota di intimità che è il nutrimento fondamentale di qualsiasi relazione. L’intimità fisica non copre tutto il nostro bisogno di condivisione. Perché abbiamo bisogno di sentirsi conosciuti e compresi oltre che stimolati e amati fisicamente. Ecco perché può essere più facile essere amici che essere amanti. Perché l’amicizia non mette mai in un dubbio la condivisione. Quella condivisione che invece omettiamo nelle relazioni, per paura di ferire, di essere fraintesi, di fallire o forse, semplicemente, di mostrarsi per come siamo.
Se l’intimità che nasce da questa comprensione viene a mancare, trasformiamo lentamente la nostra relazione in agende: tanti appuntamenti, tante cose ma poca presenza. Agende anche nel senso di tanta azione, che non presuppone altrettanta presenza. Essere conosciuti e compresi non ha bisogno di tanto: ha bisogno di presenza. Presenza a se stessi, oltre che all’altro. Una presenza in cui siamo disponibili a dirci e a dire la verità.
Perché omettere, tacere, evitare è – sempre – una riduzione della presenza.
E le relazioni, senza presenza, diventano una fantasia o un fantasma.
Tutti pensano che il perdono sia un’ottima idea, fino a che non hanno qualcosa da perdonare. C.S. Lewis
Pratica di mindfulness: Meditazione sul perdono
© Nicoletta Cinotti 2015
Foto di ©mauroastolfi
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