
Sono abbastanza contenta di essere una donna. Una contentezza senza esagerazioni. Per trent’anni mi hanno chiamato con un nome da uomo – Nicola – e questo qualche dubbio, in effetti, me l’ha lasciato.
Comunque per la festa della donna non vorrei regalare mimose. Vorrei regalare una pozione perchè nessuna donna abbia paura della solitudine. Non so se qualcuno l’ha inventata questa pozione però per le donne sarebbe particolarmente utile. È perchè hanno paura della solitudine che accettano di stare in relazioni infelici. È perchè hanno paura della solitudine che non si permettono una piena espressione: una donna realizzata rimane subito antipatica e si pensa subito che sia sola (o si compiange chi vive accanto a lei). Non si compiange mai una donna che ha un marito di successo: la si invidia.
Se due donne viaggiano insieme si dice che sono due donne sole. Se due uomini viaggiano insieme sono due persone. Per tanto tempo il fatto che una donna non avesse una relazione la esponeva al rischio di epiteti poco gentili come “zitella acida”. Ancora oggi se una donna compra un cane le si chiede subito se è sola.
Il punto è che siamo tutti – uomini e donne – un misto di desiderio di essere in relazione e di desiderio di solitudine. Solo per le donne la solitudine è una sorta di punizione e il segno della loro inadeguatezza. Come se non avere una relazione fosse un difetto. Gli uomini soli hanno fascino. Le donne sole no. Come se non sapessimo tutti che le relazioni non sono eterne e che, a volte, siamo più soli quando siamo in una relazione infelice che quando siamo senza partner. Così vorrei che questa pozione ci aiutasse a non basare la nostra sicurezza solo sul pronome noi. Vorrei regalare alle donne la sicurezza di poter essere se stesse senza bisogno di un noi che le definisca. Vorrei regalare una pozione in cui stare insieme fosse una reciproca dichiarazione di unione e separatezza. Di vicinanza e distanza. Senza dipendenza e senza l’impoverimento che la dipendenza comporta.
Non importa quanto possiamo essere vicini a qualcuno, una parte di noi rimarrà sempre radicalmente sola, libera e selvaggia. E questo è vero per gli uomini come per le donne. Cercare di non essere mai sole aumenta la nostra dipendenza e sminuisce la salute delle nostre relazioni. Per poter essere pienamente noi stessi, uomini e donne hanno bisogno di essere in una rete di relazione. Ma avere un partner non è uno status symbol e non salva dalla solitudine di cui parlavo prima: siamo capaci di stare da sole. Facciamo da sole più cose di quanto siamo disposte a vedere: le facciamo da sole e le facciamo con una forza pazzesca: la forza dell’amore che proviamo per le persone della nostra vita. Abbiamo solo bisogno di sapere che la solitudine non è un abbandono. La solitudine non è una punizione. È il luogo in cui fiorisce il desiderio. il luogo in cui fiorisce la vicinanza.
Proprio come la luna che comincia a svanire dopo aver raggiunto la sua pienezza, proprio come la marea che si ritira dopo aver raggiunto la massima altezza, così due persone, dopo aver raggiunto una intensa connessione, naturalmente cominciano a tornare alla loro solitudine. Il momento di maggiore distanza è il momento in cui nasce di nuovo il desiderio di tornare insieme. John Welwood
Pratica di Mindfulness: Praticare Apri
© Nicoletta Cinotti 2018 Un percorso terapeutico verso l’accettazione radicale: Imparare a lasciar fiorire
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