
Questa settimana ho fatto diverse cose nuove e avevo un misto di emozioni a riguardo. Alcune piacevoli e altre meno. Tra tutte una mi ha sorpreso perchè è vecchia e nuova insieme. Mi sono sentita impreparata.
È una vecchia sensazione che credo sia con me probabilmente dalla nascita. È stata una sensazione importante perchè mi ha dato moltissima motivazione a prepararmi anche se, con il tempo, ho capito che non è tanto in relazione con quanto mi sono preparata. Posso essermi preparata al massimo ma spunta sempre fuori, come un vicino curioso che compare ogni volta che usciamo di casa.
La mia scelta è sempre stata quella di non starla a sentire. Alcuni amici non davano l’esame fino a che non erano preparatissimi. Sapevo che, se avessi fatto così, non l’avrei mai dato. Così, ad un certo punto, decido che ne so abbastanza e mi butto in compagnia di questa sensazione, come se fosse una amica scomoda. Arrivare al punto di dire “è abbastanza” è stato fondamentale per togliermi dalle spire del perfezionismo che si nasconde dietro alla sensazione di non essere preparata. So che è una insinuazione del mio giudice interiore che mette già un piede avanti nel caso le cose possano andare male. So che, ascoltandola, arriverei alla paralisi.
Ieri una persona, che per lavoro scrive, raccontava del momento in cui, anche se sa che tutto sarebbe perfettibile, decide di mandare l’articolo, la mail, il lavoro che ha scritto. Quello, diceva, è un momento di piacere. Direi di più: quello è il momento dell’appagamento. Un momento che il perfezionismo rimanda all’infinito, togliendo sapore a ciò che facciamo in nome di una promessa futura.
Essere consapevoli di quel momenti, il momento in cui sorge la sensazione di appagamento, non significa negare la possibilità di crescita futura: significa dare onore a ciò che abbiamo fatto. Riconoscerne la bellezza e la grazia che non sono amiche della perfezione ma della verità.
Significa incontrare il limite e amarlo. E in fondo la vita non è proprio questo? Incontrare i nostri limiti e imparare ad amarli?
La grazia è una bellezza che non è data dalla natura, ma che viene prodotta dal soggetto stesso. Frederich Schiller
Pratica di mindfulness: Lo spazio di respiro di tre minuti
© Nicoletta Cinotti 2018 A scuola di grazia e non di perfezione
Foto di © Betti52
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