Ci sono dei momenti in cui l’azione è urgente e ci chiama. Altri momenti in cui non sappiamo la direzione da prendere.
E infine momenti in cui non agire è l’azione più adatta e difficile. Perché richiede la piena consapevolezza di tutti i movimenti che ci spingerebbero in diverse direzioni e la saggezza di non farsi trascinare.
Molto spesso identifichiamo il fare con gli aspetti positivi, perché temiamo la stagnazione. Eppure, tutti noi, conosciamo situazioni in cui non agire è stata la scelta migliore che abbiamo fatto. Quella che ha portato più cambiamento e novità nella nostra vita. Proprio come il silenzio porta attenzione e novità alle nostre parole.
Così incontrare il non agire, sceglierlo, significa spesso sviluppare alternative che altrimenti ci sarebbero impensabili. E quel non agire diventa la più grande e difficile delle attività.
Il fare può essere sovrapposto all’essere ma non può sostituirlo.(…)Non si può diventare una persona tramite il fare. Il fare è come mettersi un abito. Può adornare il corpo ma non può sostituirsi all’essere. Alexander Lowen
Pratica di mindfulness:I suoni del silenzio
© Nicoletta Cinotti 2016 Cambiare diventando se stessi
Foto di ©molica.maurizio
“Non si può diventare una persona tramite il fare. Il fare è come mettersi un abito. Può adornare il corpo ma non può sostituirsi all’ essere”. Mi pare una considerazione elementare, ma, come capita spesso alle cose semplici, è rivoluzionaria. La sosta, la pausa, il silenzio sono tutti ingredienti che favoriscono questa sana distanza dall’azione e, in un certo senso, permettono di renderla più “nostra”. Grazie.