Uno degli ostacoli più forti al cambiamento è lo scoraggiamento, quella specie di collasso che ti viene quando pensavi di essere fuori da un problema e invece si ripresenta di nuovo, in tutto il suo “splendore”. Un attimo prima eravamo entusiasticamente convinti che non si sarebbe ripetuto e un attimo dopo siamo lì – con i cocci – della nostra convinzione.
Eppure è normale che succeda: se abbiamo un’abitudine consolidata non se ne andrà perchè abbiamo capito che ci fa male. Non sparirà perché non vogliamo che ri-succeda. L’abitudine salterà di nuovo fuori quando saremo stanchi, quando saremo distratti, quando saremo tristi (Le abitudini legate alla tristezza sono le più resistenti al cambiamento!)
Quindi è normale che tornino a galla e, a quel punto, lo scoraggiamento gioca un ruolo fondamentale. Perchè se ci scoraggiamo penseremo che non sia possibile cambiare. Che sarà sempre la stessa storia e che non c’è niente da fare. Invece, in quel momento, bisogna fare lo sforzo del contadino. Quello che semina e vede spuntare, oltre a ciò che ha seminato, anche le erbacce. Non si scoraggia perché sa che è fondamentale tenere il terreno pulito e quindi le toglie (in modo più o meno ecologico!). E lo fa ripetutamente. Come ripetutamente ci laviamo e ci vestiamo. Mangiamo e dormiamo, Spolveriamo anche se sappiamo che domani ci sarà nuova polvere. Non c’è niente di strano. È solo la ripetizione delle stelle.
Se siamo di cattivo umore vedremo che ripetiamo le cattive abitudini. Se siamo di buon umore vediamo che abbiamo un sacco di nuove buone abitudini. Facciamo fatica a coltivare perché ci lasciamo convincere dallo scoraggiamento. Che è letteralmente la fatica di tornare al cuore delle cose.
È’ una specie d’amore vero?
Come la tazza contiene il tè,
Come la sedia si regge gagliarda sulle quattro gambe,
Come il pavimento riceve la suola delle scarpe.
O le dita dei piedi. Come la pianta dei piedi conosce
dove si trova.
Stavo pensando alla pazienza
delle cose comuni, come i vestiti
che aspettano rispettosamente negli armadi.
E il sapone che si scioglie quietamente sui piatti,
E gli asciugamani che assorbono l’umidità
dalla pelle della schiena.
E l’amorevole ripetizione delle stelle.
E cosa, infine, è più generoso di una finestra?
Pratica informale: Tenere una poesia con sé per curare la morbidezza del cuore
© Nicoletta Cinotti 2016 Mindfulness e bioenergetica
Lascia un commento