
Scendo spesso al porticciolo di Camogli. Non ha le barche maestose di quello della Marina di Genova. Qualche gozzo, barche piccole per lo più. Che ondeggiano mentre sono ormeggiate alla banchina. Se il mare è grosso si muovono molto di più ma comunque, a meno che non siano ormeggiate male, rimangono ancorate alla loro posizione. E quel dondolare è flessibile e sicuro. Nessuna barca è immobile.
Ecco la nostra mente può essere come una barca ormeggiata. Se siamo agitati oscilla molto tra alti e bassi. Se siamo calmi è piuttosto stabile ma conserva una natura flessibile e mobile. Un ormeggio troppo stabile ci rende ossessivi e ossessionati da un unico pensiero. Un ormeggio assente o troppo lasco ci fa sbattere di qua e di là. Ci manda alla deriva.
In nessun caso possiamo pretendere che il mare sia immobile. Quella mobilità fa parte della sua natura. Eppure a volte noi pretenderemmo di controllare il mare delle emozioni. Di stabilirne la forza e l’impeto. Di dominarlo a nostro piacimento. In realtà lo pretendiamo perché sappiamo che la nostra barca è ormeggiata male e sappiamo che potrebbe non reggere la tempesta. Allora il punto è ormeggiare la barca. Non possiamo ormeggiare la nostra mente ai nostri pensieri: quelli sono le onde. Dobbiamo ormeggiarla a qualcosa di flessibile e, nello stesso tempo, sicuro. Come il nostro corpo e il nostro respiro. La fiducia che noi abbiamo nei pensieri è immeritata. Possiamo pensare qualsiasi cosa, crederla vera e illuderci pienamente. Il nostro corpo, il nostro respiro, se li ascoltiamo con sincerità, ci dicono dove siamo in questo momento. Potrebbe non piacerci ma sono sinceri: non ingannano. La nostra mente può raccontarci qualsiasi storia. Ci dà la sicurezza di false verità e confonde, mischiando le cose a suo piacimento. Il corpo no: se è stanco è stanco. Se è teso è teso, se è felice è felice. Solo che, a volte preferiamo fidarci dei pensieri anziché del corpo perché quelli li possiamo controllare. Il corpo, invece, è libero nella sua vitalità.
Non si può riuscire nella vita combattendo se stessi. Lo sforzo di superare il corpo è votato al fallimento. Alexander Lowen
Pratica del giorno: La classe del mattino
© Nicoletta Cinotti 2017 Il protocollo MBSR
Illuminante! Trovo che questa metafora sia davvero chiara, nella sua semplicità. Grazie! Gabriella