
Amore sesso e cuore è il titolo di uno dei due libri che Lowen dedicò alla sessualità. Il primo, Amore e orgasmo, uscì negli Stati Uniti negli anni 60 e fu un discreto insuccesso. Pubblicò il suo secondo libro “Amore sesso e cuore” nel 1988, quindi trent’anni fa e a distanza di trent’anni dal suo primo libro, il manifesto dell’analisi bioenergetica, Il linguaggio del corpo. È, senza dubbio, un libro che mostra i suoi anni eppure il titolo colpisce così tanto perchè ci mette di fronte a quella che sembra essere la ricetta della serenità di coppia: poter mettere insieme una buona sessualità e una buona affettività. Poterle avere entrambe ed entrambe in un buon dialogo con la nostra vita quotidiana. È facile metterle in dialogo quando siamo in vacanza ma quando torniamo in ufficio? Quando abbiamo problemi di salute o familiari? Quando qualcosa nella nostra vita è incrinato la prima cosa che succede è che cambia qualcosa nella nostra sessualità: in più o in meno. Per la maggioranza delle persone le difficoltà personali diminuiscono la libido ma non succede per tutti. Per alcuni la sessualità rimane la cura preferita per qualsiasi problema, di facile o difficile soluzione.
Inoltre, a proposito nell’ottica di Lowen rispetto alla sessualità – espressa anche nel suo altro libro Amore e orgasmo – Lowen era molto tradizionalista in fatto di visione sessuale. Era un ebreo non ortodosso o praticante ma aveva una visione rigidamente eterosessuale. Direi eccessivamente eterosessuale.
Scegliere il grano, lasciare la crusca
Il grano è la pianta che ha garantito la nostra sopravvivenza: ha permesso all’umanità di liberarsi dall’incertezza della cacciagione e permesso lo sviluppo della stanzialità. Ciononostante anche il grano ha qualcosa che non mangiamo: la crusca. Quindi, togliamo la crusca al pensiero di Lowen e cerchiamo di vedere il grano, nella sua parte nutriente. Poco dopo l’uscita del suo primo libro Lowen aveva pubblicato Amore ed orgasmo (Scusate la mia passione per le date ma le date sono importanti per comprendere lo sviluppo del pensiero di un autore). Assumendo una posizione per l’epoca molto forte: il sesso senza amore non è significativo. È solo una funzione fisiologica priva di significato emotivo. Una posizione significativa anche perché prendeva la distanza, con questa affermazione, da Wilhelm Reich che riteneva che il ristabilimento del riflesso orgasmico fosse segno di risoluzione delle problematiche emotive.
Lowen affermò con forza la diversità della sua posizione. Per Reich l’orgasmo è una risposta corporea che coinvolge tutto il corpo ma non enfatizzava il fatto che dovesse essere connesso ad un sentimento, ad una emozione di affetto. Per Lowen invece questa era la differenza fondamentale. Se non ci arrendiamo all’amore – dice Lowen – il nostro orgasmo sarà sempre un orgasmo parziale e condizionato. Inoltre la capacità di arrendersi all’amore è molto condizionata dal nostro carattere: se abbiamo bisogno di dominare ci sarà molto difficile “arrendersi”, come accade ai caratteri psicopatici o narcisisti. Oppure se siamo un carattere orale imposteremo la nostra relazione sul nostro bisogno più che sulla reciprocità e così via.
In qualche modo impariamo ad amare nello spazio che le nostre difese lasciano libere alla possibilità di aprirsi. In realtà credo che l’amore apra oltre le nostre difese nella fase dell’innamoramento. Poi torniamo alle vecchie abitudini quando maturiamo verso l’amore. E lì iniziano i guai.
Ruoli e schemi
Lowen prova a disegnare dei ruoli che possono essere la risultante del nostro carattere: ruoli che sono simmetrici e che si esprimono soprattutto nelle fasi più avanzate della relazione. Per una donna può esserci un atteggiamento da figlia oppure da sorella dove l’affettività diventa dominante rispetto alla sessualità. In modo complementare un uomo può scegliere donne in una posizione di subalternità e bisogno, donne alle quali fare da padre e con le quali iniziare a litigare successivamente per trovare uno spazio di riconoscimento dei propri bisogni affettivi e sessuali. Per alcune donne la necessità di venir corteggiate è continua e serve per mantenere il più a lungo possibile l’eccitazione delle fasi iniziali.Per altre prevale un atteggiamento di cura materno che finisce per infantilizzare la relazione oltre il necessario. Il corrispettivo maschile è spesso un uomo che si comporta come un cavaliere o un seduttore e che non riesce a portare avanti relazioni davvero coinvolgenti.
Insomma il nostro carattere finisce per metterci in una situazione di ripetitività rispetto alla nostra vita affettiva. Ecco perché, dice Lowen, ci troviamo sempre di fronte alle stesse difficoltà. Perché siamo sempre con lo stesso carattere.
I ruoli si strutturano nel corpo
Questi ruoli si strutturano nel corpo e si esprimono attraverso fissazioni,(se segui questo link trovi i diversi tipi di contrazioni muscolari a seconda delle diverse strutture caratteriali) ovvero contrazioni muscolari croniche che Lowen chiama, non a caso, hangs up. Hangs up significa aggrapparsi a qualcosa che ci tira su, un po’ come facciamo quando scaliamo una parete attrezzata. La relazione diventa un modo per non farci sentire, non farci crollare, non farci prendere contatto con una parte più intima e profonda di noi. Dovremmo cedere e invece ci aggrappiamo per non farlo. E molte delle stasi e conflittualità relazionali nascono proprio lì: nel punto in cui dovremmo arrenderci e invece lottiamo.
Alleviare il senso di solitudine
Oggi la sessualità è cambiata: molti tabù e divieti degli anni ’60 non esistono più e uomini e donne godono di una maggiore libertà sessuale. Non di una maggiore felicità perché l’abitudine ad usare la sessualità come un sostituto di qualcosa d’altro non è scomparsa. Usiamo il sesso per coprire il nostro senso di solitudine. Soffriamo di una cronica mancanza di contatto, alimentata dalla realtà virtuale nella quale viviamo e superiamo questa mancanza con la sessualità. Che diventa così un modo per confermare la nostra mascolinità e femminilità più che un modo per entrare in relazione. Siamo in relazione con noi stessi, anziché in relazione con l’altro. Ci basta quell’atto, spesso singolo, per sentirci abbastanza rassicurati e rientrare nella tana in cui viviamo.
L’ego factor
Potremmo dire che l’ego factor, il fattore caratteriale, diventa sempre più dominante e ci rende sempre più difficile entrare in relazione. Oggi la divisione non è solo tra sesso e cuore ma è anche, sempre di più, tra me e te e la somma diventa, molto spesso, più frustrazione che soddisfazione. Più distanza che vicinanza. Se il piacere è la forza creativa della nostra vita, se è l’esperienza con la quale determiniamo le nostre scelte e definiamo le nostre intuizioni, l’ego factor è davvero il suo antagonista naturale. Più è forte il nostro carattere e meno sia disponibili a quell’imprevedibilità che è necessaria al piacere e alle relazioni. Più le nostre agende sono strutturate e più è difficile che l’ego factor ci lasci spazio.
La rivoluzione sessuale che è avvenuta nel XXI secolo ha liberato i nostri comportamenti sessuali ma non sono sicura che ci abbia anche liberato dal nostro ego factor. La nostra sessualità è liquida ma ha lo scopo di portare a casa una sensazione di valore personale, più che la fiducia nella relazione.
È triste che molte persone sentano solo superficialmente, senza profondità. Pensare è facile, sentire profondamente richiede coraggio. Alexander Lowen
The shallow level
Molti filosofi e pensatori contemporanei definiscono shallow – superficiale – la cultura che ci garantisce la rete. Navighiamo, cogliamo informazioni qua e là senza sapere davvero se hanno una credibilità scientifica. Questo shallow level è il vero aspetto presente nelle nostre relazioni. Non ci vergogniamo delle nostre esigenze sessuali: ci sentiamo – uomini e donne, same sex e eterosex – più liberi di esprimerle e meno preoccupati dal giudizio sociale. Ma navighiamo in un livello molto shallow dal punto di vista relazionale e le prime difficoltà ci convincono velocemente a cambiare direzione. Ci piace giocare facile e così giochiamo con poco gusto, con poca intensità (o meglio l’intensità è spesso chimicamente riprodotta) e ci annoiamo molto presto. Molto prima che la difficoltà ci permetta di scendere nell’intimità, di imparare e di andare oltre: di buttare il cuore oltre l’ostacolo. E buttiamolo questo cuore oltre l’ostacolo!
Odiare
è facile pigrizia
ma amare
richiede forza
che ognuno ha
ma non tutti sono
disposti ad esercitare. Rupi Kaur
© Nicoletta Cinotti 2019 Il gruppo in bioenergetica Photo by Kelly Sikkema on Unsplash
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