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L’attenzione e l’obbedienza

30/11/2016 by nicoletta cinotti Lascia un commento

Fare attenzione non sempre incontra il nostro favore. Per tante ragioni. Forse siamo troppo stimolati, dicono alcuni. Forse abbiamo troppe novità che ci attirano. Forse perchè l’attenzione ci ricorda la scuola, il dovere, l’impegno. Forse perchè comporta un certo sforzo.

Tutto vero. L’attenzione non è un prodotto che si vende facilmente.

Forse, dico io, perchè ci hanno abituato a pensare che – stare attenti – significhi anche aderire, ubbidire, a quello che l’altro dice. Tanto che molte volte, in una relazione, per dire “non hai fatto quello che volevo” diciamo invece “non sei stato attento”. Oppure “perchè non mi stai a sentire?”. Così l’attenzione diventa una compagna antipatica: quella che ci fa rimproverare e quella che ci chiede ubbidienza.

E allora preferiamo passare per distratti che è un modo, implicito, per dire all’altro “Mi chiedi troppo”, “Non sono d’accordo”.

E se, invece, ci permettessimo di dire la verità, di dire “Sono stato a sentire benissimo ma voglio fare un’altra cosa”. “Sono stato a sentire ma il mio desiderio è altrove”. Se mettessimo, nelle nostre relazioni, la forza sconvolgente dell’ascoltare profondamente e del dire la verità? Allora l’attenzione sarebbe un elemento, inevitabile, dell’intimità. Perchè, senza attenzione, non può esserci intimità. Né con noi né con gli altri.

Quando richiamate alla mente Ascolta in profondità, fate un richiamo a risvegliarvi ancor più nel presente. Ossia fate un passo nella consapevolezza portando un’attenzione particolare a ciò che viene detto. Mentre ascoltate, la consapevolezza vigile è come se chiedesse: «Che cosa sta succedendo ora?». Le orecchie sono in sintonia, ma anche il cuore è aperto. State ascoltando un altro essere umano. Gregory Kramer

Pratica di Mindfulness: Consapevolezza su corpo, respiro, suoni, pensieri

© Nicoletta Cinotti 2016 Dimorare nel presente, dimorare nel corpo Foto di ©Just Add Light

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