
Ci sono molti momenti in cui ci sentiamo come in trance, procediamo con il pilota automatico, offuscati da una nebbia che può anche voler dire una lunga qualità neutra.
La nostra trance però ha sempre la funzione di coprire qualcosa che sta sotto la superficie. Come la glassa sopra i dolci. Basta poco perché questa glassa si rompa e passiamo così dall’ovatta della neutralità a sentimenti forti e improvvisi: di rabbia, di ansia o di paura.
Spesso, molto spesso, questa glassa copre una sottile sensazione di inadeguatezza. A volte un senso di indegnità e di mancanza di valore.
È per combattere questa sensazione – profonda, irrazionale, pervasiva – di essere in qualche modo sbagliati che ci rendiamo schiavi dei nostri meccanismi compulsivi. Facciamo troppo perché solo così acquisiamo analgesia da questo pungolo di non valore che sta alla base del nostro rapporto con noi.
Quando iniziamo a praticare iniziamo a sentire una serie di fastidi di cui non eravamo consapevoli: irrequietezza, pruriti, formicolii. All’improvviso sembra che, sotto la nostra pelle, stia dormendo un mondo. È vero. È il mondo che abbiamo addormentato con le nostre abitudini ed è un mondo che, invece, desidera risvegliarsi. Così come desideriamo risvegliarci al nostro vero valore: abbandonare questa trance di essere inadeguati, sbagliati. Di essere in qualche modo strano, merce difettosa del mercato della vita. Non lo siamo.
Siamo solo come la bella addormentata nel bosco che aspetta di risvegliarsi dalla convinzione di essere inadeguata. Solo che il principe, il bacio che risveglia all’amore verso se stessi, non può che essere il nostro.
Forse tutti i draghi della nostra vita sono principesse, che attendono solo di vederci una volta belli e coraggiosi. Forse tutto l’orrore non è in fondo altro che l’inerme che ci chiede aiuto. Rainer Maria Rilke
Pratica di mindfulness: Cullare il cuore
© Nicoletta Cinotti 2017 Risolversi a cominciare
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