
Forse sai già come si forma una perla. Io l’ho imparato poco tempo fa. La perla si forma attorno ad un corpo estraneo che è penetrato dentro il mollusco. Per assimilare, difendersi, proteggersi da questo corpo estraneo l’animale inizia a produrre qualcosa di suo, la madreperla, che va a formare la perla. Così una intrusione diventa una risorsa e ne godiamo la bellezza.
Anche noi funzioniamo così. I corpi estranei che entrano dentro di noi sono tutte quelle emozioni che non proveremmo se la vita non ci mettesse davanti a qualche sfida o difficoltà. Per quanto si possa diventare impermeabili al mondo esterno (ed essere impermeabili non è una buona notizia), qualcosa ci contamina sempre. Entra dentro e ci spinge ad una risposta nuova. Nelle relazioni affettive siamo sempre soggetti a questa esperienza perché l’altro, anche se esterno a noi, ci entra dentro e attiva un processo che davvero trasforma. Iniziamo così a formare la nostra perla. Non ci sarebbe stata se quella persona non fosse entrata nel nostro cuore, nella nostra mente. Se, con la sua presenza, non ci avesse portato a considerare una prospettiva che non avevamo mai visto o incontrato prima.
A volte è un processo così faticoso che vorremmo tornare indietro e liberarci di quella contaminazione. Il fatto che non sia possibile non è un problema: è il segno che nella nostra crescita possiamo solo andare avanti. Andare avanti e far nascere, dall’incontro con l’altro, perle che mostrino la nostra luce.
Ciò di cui stiamo parlando è l’esperienza del portare a termine. Nei rapporti significa sperimentare fino in fondo tutto ciò che c’è da sperimentare. Abbiamo consentito che l’altro ci conoscesse fino in fondo e noi abbiamo conosciuto l’altro fino in fondo. Allora il rapporto è diventato completo. Se poi il rapporto finirà l’altro potrà mancarci ma non proveremo lo strazio del lutto. Non usciremo dal rapporto pieni di cicatrici. L’altro e l’amore che abbiamo condiviso sono diventati parte di noi. Brenda Shoshanna
Pratica di mindfulness: La meditazione del lago
© Nicoletta Cinotti 2018 A scuola di grazia e non di perfezione