In un esperimento condotto da alcuni psicologi dell’Università del Maryland, pubblicato nel 2001 ( Friedman R.S., Forster J., “The Effects of Promotion and Prevention Cues on Creativity”, Journal of personality and Social Psychology, 81, 2001), si chiese a degli studenti di fare un semplicissimo gioco con un labirinto. Forse qualcuno di voi lo ricorda per averlo fatto da bambino: bisognava tracciare una riga con una matita dal centro del labirinto fino all’uscita, senza staccare la matita dal foglio. Si chiedeva ai partecipanti, divisi in due gruppi, di risolvere il rompicapo, e l’obiettivo era quello di aiutare un topolino disegnato a raggiungere sano e salvo la sua tana.
C’era una variante, però: un gruppo si impegnava su una versione del labirinto che aveva anche un pezzo di formaggio dall’aspetto delizioso davanti alla tana, subito dopo l’uscita del labirinto stesso. In linguaggio tecnico questo è noto come enigma positivo o “orientato all’avvicinamento”. Nella versione dell’altro gruppo non c’era il formaggio, c’era invece la figura di una civetta che si librava, pronta a piombare sul topo in ogni istante e a catturarlo con i propri artigli. Quest’ultimo è noto come enigma negativo o “orientato all’evitamento”.
I due labirinti erano facili da percorrere e tutti li completarono nel giro di un paio di minuti. Gli effetti successivi del gioco sugli studenti, invece, furono ben diversi fra loro. Dopo averlo completato, i ragazzi erano stati invitati a fare un altro test, in apparenza scollegato, che misurava la creatività. Quelli che avevano evitato la civetta diedero risultati peggiori del 50% rispetto a quelli che avevano aiutato il topolino a trovare il formaggio. Venne fuori che, nella mente degli studenti, l’evitamento aveva spento la capacità di accedere alle diverse opzioni; aveva attivato in loro i circuiti di “avversione” lasciandoli con una persistente sensazione di paura e aumentando in loro la vigilanza e la cautela. Quello stato mentale aveva il duplice effetto di indebolire la creatività e ridurre la flessibilità della mente stessa.
Danny Penman, Mark Williams
© www.nicolettacinotti.net Rubrica “Addomesticare pensieri selvatici” Foto di ©Giorgiodorian
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