
Ti ricordi nascondino? Quando andavi fuori con gli amici e dovevi fare tana prima che ti vedessero? Oppure ti ricordi strappa-bandiera o il gioco della sedia, quando c’era una sedia in meno del numero dei giocatori? Sono giochi che abbiamo fatto un po’ tutti e che abbiamo amato e odiato un po’ tutti. Odiati perché perdere non è un gioco da ragazzi. Amato perché arrivava quel senso di gioia e di eccitazione di quando sapevi che c’era una possibilità di vincere. Non la certezza ma la possibilità. Il tutto condito da un divertimento e una eccitazione che io associo alle sere d’estate quando si può stare fuori anche se è buio, anche se si è bambini.
Ecco quel tipo di gioia, quel tipo di eccitazione si chiama gioia anticipatoria: è la stessa che ci fa desiderare di più qualcuno che consideriamo irraggiungibile piuttosto che qualcuno che è disponibile. È la gioia delle cose conquistate all’ultimo momento, impreviste. La gioia che si sprigiona quando ci mettiamo un po’ a rischio di perdita. E il suo nemico naturale è proprio la paura di perdere qualcosa. Più abbiamo paura di perdere meno possiamo giocare la partita della gioia anticipatoria. Che è diversa dal lottare per la sopravvivenza: è una gioia in cui non rischiamo di perdere tutto ma giochiamo per avere la ciliegina sulla torta.
È l’antidoto naturale alla noia: è l’inizio del piacere. Se non possiamo rischiare nulla non possiamo nemmeno aspettarci troppa gioia, come abbiamo imparato da bambini. Se siamo troppo difesi, troppo arroccati questa gioia viene confusa con una minaccia e così, paradossalmente, anziché difenderci dai pericoli ci difendiamo dalla possibilità di essere felici. Una possibilità che deve includere, paradossalmente, anche la possibilità di perdere.
C’è una trappola che viene usata in India per catturare le scimmie. Viene messa una banana dentro un guscio di cocco, con un piccolo foro. La scimmia vede la banana e infila la mano nel foro che consente di arrivare alla banana. Poi tenta di far uscire la mano insieme alla banana ma il foro non consente di fare uscire insieme mano e banana. O l’una o l’altra. E così la scimmia viene catturata da una trappola che lei stessa ha creato: con il desiderio di non perdere nulla perde la libertà. Io dico che noi, con il desiderio di non perdere nulla, accettiamo di perdere la gioia.
Non occorre molta forza per rimanere aggrappati. Ne occorre tantissima per mollare la presa. J. C. Watts giocatore di football e politico americano
Pratica di mindfulness: La meditazione del fiume
© Nicoletta Cinotti 2018 Cambiare diventando se stessi
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