
Abbiamo una passione per l’invulnerabilità che, ovviamente dovrebbe andare insieme all’immortalità. Una passione che brilla anche nei miti. La madre di Achille, Teti, lo immerge nel fiume per renderlo invulnerabile, dimenticandosi il famoso tallone che sarà poi il punto che lo condurrà alla morte. Sigrfrido si bagna nel sangue del drago per diventare invulnerabile ma una spalla rimane coperta da una foglia di tiglio. Sarà quel punto debole, non toccato dal sangue del drago, in cui verrà ferito a morte.
Insomma anche gli eroi più mitici mantengono la loro vulnerabilità. Che non è fragilità: è la possibilità di venir feriti. C’è un punto – quello della loro vulnerabilità – che li rende umani.
Ecco noi assomigliamo a questi eroi: crediamo che diventare invulnerabili sia la nostra vera protezione, eppure, quello che ci rende umani, vicini, non è la nostra invulnerabilità. È la nostra vulnerabilità, la possibilità di venir feriti ci rende umani. Ci rende solidali.
Forse non è un caso che i tentativi di invulnerabilità lascino sempre un punto debole. Senza quel punto debole rimarremmo sempre uguali a noi stessi e annulleremmo la possibilità di crescita e cambiamento. La differenza tra vulnerabilità e fragilità è fondamentale. Vulnerabile è colui che può venir ferito: non è qualcuno di debole ma qualcuno di aperto. Spesso è usato come sinonimo di sensibilità.
Fragile invece è qualcuno che può facilmente rompersi perché la sua natura è instabile, qualcuno che può facilmente cadere in tentazione. È la parte caduca dell’uomo e non la parte vulnerabile. Gli eroi non sono fragili ma sono necessariamente vulnerabili. Altrimenti sarebbero dei.
È per amore della nostra umanità che, proprio come la madre di Achille, proprio come Sigfrido, lasciamo sempre una parte aperta e vulnerabile. Lo facciamo senza accorgercene sennò avremmo paura del nostro coraggio.E della nostra bellezza.
Nell’esercizio della meditazione il modo per essere coraggiosi, per lanciarsi, è quello di disconoscere i pensieri, lasciando alle spalle speranza e paura, l’altalena del processo di pensiero. Siate sempre e semplicemente voi stessi senza aggrapparvi a quei punti di riferimento che la mente crea in continuazione. Non c’è bisogno che vi sbarazziate dei vostri pensieri (…)ma uscite da voi stessi con il respiro(…)Osservate cosa succede. Quando vi lasciate andare in quel modo si sviluppa in voi la fiducia nella forza del vostro essere. Chogyam Trungpa
Pratica di mindfulness: Addolcire, confortarsi, aprire
© Nicoletta Cinotti 2019 Un cuore coraggioso