Ci sono molte cose che vengono sottratte dalle nostre difese: riducono la possibilità di incontrare gli altri, riducono l’accesso alle novità, riducono la percezione rendendo più piccolo il nostro panorama.
In cambio ci danno una sensazione che tutti noi amiamo: la sensazione di sicurezza. La sicurezza che nasce dall’essere difesi, irrigiditi muscolarmente. La sicurezza che nasce dall’aver ridotto l’area della vulnerabilità. Le nostre difese lasciano sempre libero uno spazio di vulnerabilità: il nostro tallone d’Achille. Non coprono mai tutto. Come l’eroe greco siamo stati immersi nel fiume che ci rende invulnerabili ma un punto è rimasto scoperto. E quel punto è sempre lo stesso: non è un tallone. È il cuore.
Perchè per quanto le nostre difese siano forti non possono proteggerci dal sentire dolore per le persone che amiamo. Per quei pezzi del nostro cuore che vanno in giro nel mondo senza di noi. È proprio nell’amore che ci rendiamo conto dell’assurdità delle nostre difese. Per amare qualcuno è necessario accettare di essere vulnerabili. E accettare che quello che gli accadrà potrà scuoterci fino alle fondamenta. Accettare che la nostra relazione con quella persona, per vivere, deve rimanere connessa alla nostra reciproca apertura. E che l’apertura è, sempre, consapevolezza della vulnerabilità
Eppure – malgrado il nostro amore per la sicurezza – ogni giorno corriamo quel rischio. Ogni giorno speriamo che quel rischio – la vulnerabilità che ci dà l’amore – si realizzi.
Adesso ci resta solo da risolvere un paradosso: vale la pena coltivare le nostre difese se poi, quello che cerchiamo e coltiviamo, è l’amore? Vale la pena isolarsi per essere al sicuro?
Quando ti rendi vulnerabile a qualcuno attraverso un atto d’amore apri anche te stesso al piacere di quella esperienza…e, contemporaneamente, aprendoti, rendi possibile il dolore di essere ferito da quella persona. Lodro Rinzler
Pratica del giorno: Protendersi
© Nicoletta Cinotti 2017 Mindfulness interpersonale Foto di ©luv_128
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