
Una delle cose che mi ha più torturato nella vita è il giudizio, anzi i giudizi, verso me stessa.
Con il cibo questi giudizi spesso si decuplicano; mi accorgo spesso che la mia mente accompagna le mie mani che prendono del cibo, la bocca che lo mastica, addirittura lo stomaco che lo accoglie con pensieri, giudizi, valutazioni, informazioni scientifiche dell’ultim’ora. E’ come se facessi due cose insieme, pensare e mangiar; la prima, spesso, rovina l’esperienza dell’altra.
E in più la prima, cioè pensare, giudicare, valutare, non fa dimagrire, non fa digerire meglio (anzi), non fa abbassare il colesterolo.
Quando ho sentito per la prima volta nell’ambito della mindfulness la parola “compassione” la mia mente l’ha subito giudicata come una parola buonista, impossibile da rivolgere ai miei comportamenti. Ho scelto di sostituirla con “gentilezza”, il suono di questa parola per me era più familiare e accettabile.
Ogni volta che mi accorgo che la mente fa compagnia alla bocca, allo stomaco, al naso che odora, mi ricordo della gentilezza nei miei confronti, che so di saper provare. Ora non mi spavento neanche più al suono della parola “compassione”. Anche questa so di saperla provare, mi capita spesso di provare compassione per comportamenti di persone a cui voglio bene, o anche per persone che conosco poco, ma che mi accorgo che soffrono. Allora il punto qual è? Che non mi voglio bene? Che è più facile voler bene agli altri che a se stessi? Non so, so sicuramente che il giudicarsi per quello che si mangia, per quanto, come, dove, a che velocità si mangia è un’ABITUDINE, una abitudine antica, un’abitudine che fa male al corpo e al cuore.
Partendo da questo, quindi, la bella notizia è che si può cambiare, come si può smettere di fumare, o come si può prendere l’abitudine di salutare le persone che si incontrano su un sentiero di montagna, o di fare qualche minuto di meditazione la mattina.
Da quando ho preso l’abitudine di avere compassione (o gentilezza) per i miei comportamenti alimentari il mio stomaco sta meglio, mi sento più leggera, non sono ingrassata, anzi sono dimagrita un po’ e quella parte di me che a volte continua a borbottare mi fa tenerezza e le voglio addirittura bene, come voglio bene alle persone che mi seguono, che si rivolgono a me per problemi alimentari, che seguono i protocolli di Mindful Eating.
© Paola Iaccarino Idelson Meditazione e cibo