
In bioenergetica si parla spesso del radicamento a terra, dell’essere in grado di stare nella realtà con presenza, momento per momento. Troppo spesso però si limita questa condizione ad un fatto semplicemente corporeo: essere radicati equivale all’avere i piedi per terra, ad essere fisicamente solidi, ad avere un buon equilibrio fisico.
Questa però è una visione limitata di ciò che significa grounding e di ciò che significa radicamento. Il radicamento è la capacità di essere interamente presenti all’esperienza del momento presente. Significa non avere un’attenzione divisa ma sperimentare presenza in ciò che accade. In questo senso la prima componente del grounding è la consapevolezza, la seconda è l’attenzione, la terza è la flessibilità perché il nostro radicamento non può che essere pronto al mutare delle condizioni esterne. Altrimenti diventa rigidità: fisica e mentale. Per questa ragione mi piace parlare più di mindful bioenergetics che di bioenergetica + mindfulness.
Stanley Keleman è stato uno dei protagonisti della psicologia umanistica e della bioenergetica. Un pensatore originale con un approccio personale al corpo. Approccio che ha illustrato nei suoi libri “Il corpo è lo specchio della mente” , “The Human Ground” e “Emotional Anatomy”.
A lui dobbiamo un forte orientamento verso l’importanza dei processi auto-regolativi e di auto-risanamento e auto-riattivazione. Noto per la sua grande intuizione diagnostica Keleman, a chi gli chiedeva il segreto della sua lettura del corpo, era solito rispondere “Guardatevi allo specchio: sentite come respirate, come state in piedi, come state seduti, come vi muovete, come parlate: è tutto lì”.
La distinzione artificiosa tra corpo e mente
Si è creata una distinzione artificiosa tra corpo e mente che si realizza in una separazione del pensiero e delle azioni dalle emozioni. Questo ha prodotto un distacco dalla nostra identità corporea e una confusione tra quello che normalmente intendiamo per Io. Noi intendiamo con Io i processi mentali ma in realtà le nostre emozioni, i nostri pensieri e le nostre azioni sono processi energetici tra loro collegati.
La separazione dal corpo e la disidentificazione con i processi corporei ci spinge a comportarci come se fossimo piante senza radici: perdiamo ogni collegamento con la nostra fonte di sostegno, alimentazione e crescita. Perdiamo il nostro radicamento. Questa perdita si esprime anche negli atteggiamenti del corpo. Quando stiamo in piedi non abbiamo un buon rapporto con la nostra gravità, mentre il desiderio disapprovato o frustrato riduce il nostro senso di dignità.
Il grounding
Il grounding dà un buon fondamento ai nostri desideri e ai nostri bisogni e ci collega alla terra in un processo che è connessione, comunicazione e soddisfazione.
Il processo del grounding ha due dimensioni: il collegamento con la terra, come abbiamo detto poc’anzi, e l’espansione verso il mondo sociale. Infatti è attraverso queste funzioni che il bambino si radica nella realtà interiore e ambientale e getta il ponte tra l’esperienza infantile e quella adulta.
Ogni interferenza con il nostro radicamento e con la nostra capacità di espansione riaffiora nel modo in cui ci colleghiamo al terreno e si riflette nel nostro aspetto corporeo e nel modo in cui ci inseriamo nell’ambiente sociale, stabilendo rapporti sbagliati con gli altri.
Grounding ed energia
La nostra natura umana, vivente, corporea, si esprime attraverso i processi energetici. Processi di cui spesso non teniamo conto, come se appartenessimo ad una “specie sui generis”. Per Keleman la differenza principale tra noi e gli altri animali sta nella nostra capacità di approfondire ed intensificare le emozioni e le esperienze che facciamo. Naturalmente se utilizziamo le nostre capacità per inibire o super-controllare questa possibilità di sperimentazione, il risultato sarà una ridotta vitalità e motilità, nonché l’impoverimento delle nostre emozioni e sensazioni.
Ciascuno di noi – dice Keleman – è un processo creativo, duplicativo, trasformativo e generativo di energia che si manifesta volta a volta come desiderio, emozione, immagine, simbolo, gesto, soddisfazione.
Le fasi del processo energetico
Questo processo ha tre fasi: Vibrazione, Pulsazione e Corrente.
La vibrazione è un fenomeno di risonanza simile a quello di un sasso che genera cerchi nell’acqua. Si produce così un continuum di oscillazione che forma un campo di azione e un passaggio di informazioni nel corpo.
La pulsazione è un processo di espansione e contrazione, di intensificazione o riduzione dell’eccitazione che si esprime nell’aspetto sociale del grounding. Se siamo ben radicati possiamo fluire liberamente tra il contatto e il ritiro ed esprimere così nel presente della nostra vita la pulsazione di vicinanza e distanza. Se invece non siamo ben radicati, siamo “costretti” a tenere una posizione immobile – di apertura o ritiro.
La corrente è l’espressione sistematica della nostra pulsazione e definisce la nostra tendenza prevalente e l’organizzazione corporea relativa a questa tendenza. E’ anche questo un processo sia corporeo che sociale. Il processo corporeo riorganizza longitudinalmente il corpo, ma questa corrente è anche azione che si esprime come organizzazione motoria verso il mondo. Una organizzazione motoria che può esprimere un bisogno o un desiderio o una emozione. Le interferenze a questo flusso naturale – corporeo e sociale – provocano angoscia, dubbio, collera o indebolimento del senso di identità.
Questo processo però ha anche la funzione di sviluppare la nostra capacità di contenimento. Ma – come dice Keleman – “il contenimento naturale e funzionale non dovrebbe essere confuso con la contrazione, la possessività e l’attaccamento spastico”.
Una riflessione ancora oggi attuale…
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Questo video è un estratto del corso registrato di Dieci classi di Bioenergetica e Yoga
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