
Vi siete mai trovati ad ora di pranzo, senza aver pensato a nulla, senza aver pensato che ad un certo punto della giornata vi sarebbe venuta fame e con il frigorifero vuoto?
A me per fortuna succede poche volte. La paura di rimanere senza cibo è talmente forte che non lo faccio quasi mai succedere, normalmente mi organizzo prima, anche progettando che magari vado a mangiare fuori in quel determinato posto.
Ma oggi, invece, mi è successo. E questo fa parte di una ribellione più ampia a tante cose che mi stanno succedendo in questi giorni.
Ho scelto, però, di volermi bene e di divertirmi, e ho scelto di fare l’esercizio di “essere ospite di me stessa”, dovendomi quindi ingegnarmi con quel poco che avevo in casa.

Ho messo su l’acqua per la pasta e ho trovato nella dispensa qualche elica di pasta alla canapa. Adoro la trafila elicoidale. Mi piace moltissimo esteticamente e mi ricorda i miei riccioli quando sono allegra. Poi quella pasta me l’ha regalata mio zio Roberto a cui piace molto prendersi cura di sè attraverso il cibo. Mi sono ricordata del suo sorriso quando l’ho ospitato l’ultima volta e il suo affetto nei miei confronti. Mi aveva regalato anche delle olive sott’olio, di cui c’era un rimasuglio ancora in frigo. In frigo c’erano anche delle acciughe che avevo comprato dall’indiano sotto casa, che rimane aperto dalla mattina presto alla sera tardi, e quando entri ti fa un sorrisone. Nella dispensa c’erano dei pomodori secchi fatti da una mia amica contadina che ha una terra sui monti Lattari e dei capperi, comprati, ebbene sì lo ammetto, al supermercato. Mentre scolavo la pasta mi sono accorta di avere del rosmarino colto in una passeggiata fatta qualche tempo fa sopra Positano, in una giornata felice.
Ho mangiato lentamente quelle eliche alla canapa, assaporandole, una ad una. Sentivo l’affetto di mio zio che mi entrava dentro insieme alla pasta, sentivo il calore del sole che aveva fatto seccare i pomodori su quel terreno così bello, ero grata all’Indiano che è sempre aperto sotto casa (senza giudicarlo per la qualità del cibo che vende), addirittura mi sono immaginata la persona che alle 6 di mattina, prima che il supermercato apra, mette tutte le confezioni sugli scaffali. Tra queste c’erano anche i capperi che condivano la mia pasta. Certo mi è stato più facile dopo che ho saputo che la figlia di una mia amica ha trovato finalmente lavoro, svegliandosi all’alba per mettere le cose in ordine nel supermercato prima che questo apra al pubblico. Quanta cura c’è dietro le cose che sono lì, per noi!
Chi avrebbe potuto immaginare che 55 grammi di pasta potessero saziarmi tanto!
E dirò di più: sentire l’odore del rosmarino colto passeggiando in costiera amalfitana forse mi ha anche fatto bruciare più velocemente le calorie ingerite 😉
© Paola Iaccarino Idelson