
Ho tanti modi di fare le cose e tante diverse spinte all’azione.
A volte è talmente forte l’impulso, che mi ritrovo dentro all’azione senza nemmeno sapere quando ho cominciato. Faccio i conti dopo, di qualcosa che non ho scelto prima. E non sempre i conti tornano. Anzi spesso ci sono parecchi disavanzi.
Altre volte la scelta è frutto di una decisione e retta dalla determinazione e assume una qualità meccanica e incessante: è una spinta forte verso l’obiettivo, più che una consapevolezza del processo. Si accompagna allo sforzo e fa svanire qualsiasi traccia di compassione verso di me. Come se la mia intera esistenza fosse semplicemente la realizzazione di quell’obiettivo. Che mi appare poi, una volta passata la spinta, così risibile e insapore. Niente che giustifichi il danno del perdere la compassione.
Altre volte vago, trasportata dalla corrente, senza nessuna direzione scelta ma solo un seguire e un ondeggiare, come un lenzuolo che deve asciugare al vento e che, man mano che asciuga, cambia suono.
Colgo queste diverse qualità energetiche delle mie azioni, come l’inevitabile mutare della presenza nelle cose.
Mi gusto il fluire, che restituisce una dimensione flessibile e sintonica. Spesso arriva dopo la fatica dello sforzo incessante, del peso della mia determinazione, della mia lunga abitudine all’impegno sopra ogni cosa. Non amo la distrazione ma gusto il vuoto che si accompagna al fluire.
Nella vita solo la determinazione rende le cose incessanti. Altrimenti il vuoto è il contorno del pieno e il pieno il contorno del vuoto.
“Quando un’attività ha la qualità del fluire appartiene all’essere. Quando ha la qualità dello spingere appartiene al fare. […] Un’attività che per essere svolta richiede una pressione è dolorosa perché […] impone uno sforzo cosciente grazie all’uso della volontà“.Alexander Lowen in “Paura di vivere”
Pratica formale: La consapevolezza del respiro
Pratica informale: La consapevolezza della differenza tra fluire e sforzarsi nelle azioni della nostra giornata.
© Nicoletta Cinotti 2014 Mindfulness e bioenergetica
Tutto questo mi fa venire in mente una canzone “contro un’onda del mare” di Max Gazzè…
Anche a me capita spesso di seguire l’impulso verso qualcuno, qualcosa, un’attività. E’ la dimensione del piacere, il gusto dell’imprevedibilità, dell’avventura.L’impegno è nel regno del fare. Lì ci può essere soddisfazione, ma non la passione del cuore.
Sì. Quanta poca attenzione e quanto poco riguardo verso di noi, quando ci lasciamo travolgere dal raggiungimento di un risultato, invece di essere nel processo. Senza accettare ed accogliere il nostro tempo, il nostro ritmo. Per poter vivere nel tempo, senza essere del tempo