“C’è almeno una strada che si fa sovrappensiero.” (Bluvertigo)
Azioni di poco conto
Sono infinite le cose che facciamo sovrappensiero, le attività che non incontrano il nostro interesse. A che cosa pensi quando ti lavi i denti o bagni i fiori? Sei concentrato, o pensi a quello che devi fare dopo?
E’ vero che c’è almeno una strada che si fa sovrappensiero. E’ quella strada che non ricordi quasi di aver fatto, magari perché è diventata talmente usuale da aver perso qualunque attrattiva. La stessa strada in cui forse ogni giorno succede qualcosa di carino, ma non si hanno più gli occhi per notarlo.
Anche quelle piccole azioni quotidiane e abituali a cui non prestiamo più attenzione potrebbero essere in realtà svolte con uno spirito diverso, con uno sguardo che permetterebbe di vedere oltre la noia o la fatica di farle.
I percorsi di mindfulness partono spesso proprio da queste azioni automatiche, che possono diventare il terreno per diventare più consapevoli e riappropriarsi delle proprie azioni.
Il corpo sovrappensiero
Il corpo è il primo oggetto con il quale siamo sovrappensiero. Parlare del corpo come “oggetto” è forse un po’ surreale, perché il corpo siamo noi. Eppure per molti di noi il corpo è un semplice oggetto, sul quale si possono concentrare molte attenzioni o nessuna, ma che consideriamo come qualcosa di fondamentalmente separato.
Siamo come disconnessi.
Lo possiamo vedere dalle volte in cui ci dimentichiamo di mangiare, o quando ci accorgiamo di aver esagerato e ormai è troppo tardi.
In realtà ci accorgiamo davvero del corpo solo quando sentiamo una sensazione forte o un dolore. Allora ci ricordiamo di quella parte di noi che fino a quel momento avevamo dimenticato.
Riappropriandoci del nostro corpo anche quando questo non succede ci riappropriamo delle nostre azioni e delle esperienze che viviamo. Perché? Perché la mente ci porta sovrappensiero, il corpo no. La mente può viaggiare nel passato e nel futuro, essere lontano e in altri spazi, il corpo no. Il corpo ci tiene dove siamo veramente.
Sentire il corpo, al di là dei concetti
Concentrarsi sul corpo significa tornare a contatto col presente.
Non si può fare in maniera concettuale: non si tratta di guardarsi attentamente allo specchio, quanto di entrare dentro lo specchio per sentire quello che sta succedendo all’interno.
Guardandoci da fuori possiamo vedere la forma del nostro volto e magari notare qualche imperfezione. Con un’osservazione diversa, che parte dall’interno, possiamo anche sentire se i nostri muscoli sono tesi, se la mascella è rigida o morbida, sentire cosa i nostri occhi stanno provando a comunicare.
Quello che si ricerca con la mindfulness è un’attenzione autentica, va al di là del concetto di come pensiamo che sia o debba essere quella parte del corpo. Se guardiamo lo specchio è facile cadere nel “concetto”: osserviamo che i nostri capelli sono in un modo e non in un altro, confrontando i nostri dettagli con dei dettagli ideali.
Questi concetti possono essere un elemento di disturbo, non permettendo di vedere la realtà come qualcosa di mutevole e fondamentalmente unico.
Se si vuole fare un ritratto pensando che “gli occhi si fanno così”, il disegno non sarà mai somigliante: è possibile vedere la persona “in quell’istante”, come forma ed espressione, dimenticando per un po’ che quello è un naso e quelli sono occhi?
E’ possibile sentire e sentire se stessi in modo incondizionato?
Una vera alternativa
Il corpo dà continuamente dei segnali e già da ora puoi iniziare a sentirli, chiedendoti di percepire la temperatura, la gravità, i movimenti che stanno accadendo “nella tua sede”.
Qualsiasi sensazione, pulsazione, può essere neutra o trasmettere qualcosa, di positivo o negativo.
Prima di pensare a che cos’è o a che cosa vuol dire, prova a sentire del tutto una determinata sensazione, a chiederti che effetto ti fa.
I pensieri busseranno di sicuro alla porta, ma si può imparare che sono solo pensieri.
I pensieri hanno a che fare con l’esperienza ma non coincidono con l’esperienza e la mindfulness insegna a trattarli nella giusta misura.
Se sono molte le strade che fai sovrappensiero, se anche tu ti dimentichi ogni tanto di avere un corpo, ora sai che c’è un’alternativa a questo distacco. Alcuni lo chiamano “tornare a casa”.
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© Silvia Cappuccio 2016