Spesso, quando nomino la parola accettazione, incontro una reazione, istintiva quanto incontrollata: “Dovrei lasciare che le cose siano così come sono? Dovrei rinunciare al cambiamento e rassegnarmi che tutto rimanga com’è?”. L’idea che l’accettazione sia rassegnazione è molto forte perchè tendiamo ad avere una visione cristallizzata delle posizioni emotive. Così se accettiamo rimaniamo fermi ad accettare per sempre, se rifiutiamo, rifiutiamo per tutta la vita. L’idea che la posizione emotiva sia un passaggio di un processo che si sviluppa e muta sembra improbabile.
Accettare è un passaggio emotivo in cui riconosciamo che qualcosa è avvenuto; qualcosa che è già avvenuto. Non abbiamo il potere di rifiutarlo perchè è già presente. Non lo cambieremo attraverso il rifiuto, che, spesso è proprio anche il rifiuto della sua esistenza. Lo cambieremo attraverso il riconoscimento del fatto che c’è già nella nostra vita. Accettare significa questo: significa fare i conti con quello che è già avvenuto con tutto l’impatto che ha su di noi. Non significa mantenerlo con noi per sempre, né significa rassegnarsi alle sue conseguenze. Perchè il cambiamento che tanto desideriamo sia possibile, accettare ciò che è già avvenuto è fondamentale.
Altrimenti continueremo, come novelli Don Chisciotte, a combattere contro i mulini a vento, per negarlo. Come se bastasse dire no perchè venga cancellato dalla nostra vita. Accogliere poi è un altro movimento emotivo, per me più difficile dell’accettare. Significa aprirsi all’ipotesi che, forse, avevamo bisogno di quello che è accaduto per imparare qualcosa di nuovo. Io, a volte, vorrei imparare senza ripetizioni. Imparare alla prima e una volta per tutte. Invece mi trovo ad accogliere che spesso sono una studentessa ripetente, continuamente rimandata a settembre.
Così in questo intreccio tra accettazione e accoglienza mi trovo a studiare gli esami della vita. Piccole e grandi prove quotidiane.
Accettare qualcosa non significa rassegnarsi. Quando ci rassegniamo ci sottomettiamo. Quando accettiamo invece diventiamo tutt’uno con l’esistenza e le sue fluttuazioni. Accettare ciò che non può essere cambiato, almeno qui e ora, ci impedisce di sprecare le nostre energie vitali. Flavia Mazelin Salvi
Pratica di mindfulness: Riportare a casa parti rifiutate di se
© Nicoletta Cinotti 2017 Le relazioni e il corpo
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