
Ieri una persona mi ha detto una frase lapidaria. Di quelle che ti cadono addosso come una pietra tombale. “La famiglia è un luogo pericoloso in cui crescere“. Me l’ha detto e poi ha fatto una gran risata dopo un attimo di sospensione. La risata doveva servire a sdrammatizzare la pietra tombale. Dopodiché mi ha raccontato l’ennesimo litigio di una storia familiare disseminata da litigi, incomprensioni e antipatie.
È vero che i conflitti familiari sono sempre molto più dolorosi dei conflitti con persone con le quali c’è meno intimità ma il problema non è tanto la famiglia quanto l’intimità. È l’intimità che rende le difficoltà più dolorose. È la stessa differenza che c’è tra un incidente che avviene lungo la strada e un incidente che avviene in cucina. A parità di gravità dell’incidente il fatto che avvenga in un luogo intimo lo rende molto più doloroso. La cucina è il nostro cuore: è lì che mettiamo a cuocere gli ingredienti base delle nostre emozioni ed è lì che le cose acquistano un significato. Poi passano alla razionalizzazione ma non ci sarebbe significato senza gli ingredienti emotivi che compongono quello che è accaduto. Proprio come non ci sarebbe un piatto sulla tavola se non l’avessimo cucinato.
Possiamo fare qualcosa perché ciò che avviene nell’intimità non faccia così tanto male?
Sì, possiamo fare due cose:
- La prima è considerare che in una relazione intima possono esserci le stesse emozioni che ci sono con un estraneo. Chi ci ama può provare invidia, ostilità, gelosia proprio come un collega di ufficio. Non vorremmo che fosse così ma siamo umani e niente di ciò che è umano ci è estraneo. Ho visto madri invidiose delle proprie figlie, padri competitivi con i propri figli e fratelli e sorelle scannarsi con la stessa crudezza della lotta libera. Anzi peggio perché nella lotta libera c’è un arbitro che dovrebbe essere imparziale mentre nella lotta familiare ci sono i genitori che imparziali non sanno esserlo.
- La seconda cosa è considerare ogni problema una benedizione. Hai letto bene: non è un refuso. È una benedizione perché ci mette di fronte ad una possibilità di crescita. La possibilità di crescita che possiamo cogliere se lasciamo andare la tendenza a scandalizzarci. Perché diciamolo: siamo tutti moderni tranne quando ci scandalizziamo. Allora diventiamo personaggi della pubblicità degli anni ’50 in cui c’era la casalinga ideale, il marito ideale e i figli perfetti e soprattutto perfettamente puliti con Tide. Le difficoltà sono straordinarie opportunità per conoscere le persone e noi stessi. L’importante è non confondere la difficoltà con noi stessi
- E questo è il terzo punto: forse il più importante. Se veniamo attaccati, svalutati e siamo vittime di ostilità grandi e piccole non significa che siamo senza valore. Significa che stiamo affrontando un problema e che il problema ci potrà rendere più resilienti. Non c’è niente di personale nei problemi. Trovatemi una casa senza problemi o una famiglia senza storie difficili alle spalle. Non la troverete perché noi umani ci evolviamo attraverso le difficoltà
E non è la sopravvivenza del più forte o del più adatto. È la sopravvivenza del più gentile. Perché quello che ci uccide davvero è diventare come la persona che ci ha ferito.
È solo quando il nostro cuore si spezza che scopriamo qualcosa di inaspettato: il cuore non può spezzarsi può solo aprirsi. Quando possiamo sentire sia il nostro amore per il mondo che il dolore per il mondo – insieme – nello stesso momento, è allora che il cuore esce dal suo guscio. John Welwood
Pratica di mindfulness: La pratica di gentilezza amorevole della mattina
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