
Sono tornata dal ritiro monastico che ho fatto in queste settimane. I post che hai ricevuto erano stati scritti prima perché in un ritiro monastico non c’è nessun contatto con il mondo esterno ma solo con la piccola comunità di monaci in cui sei e con il mondo interno.
Guardare in modo così totale al proprio mondo interiore è un vero e proprio viaggio. Trovi luoghi inesplorati, cumuli di spazzatura, e luoghi di grande bellezza. Ma, soprattutto, ti perdi, quel senso di te che ti fa dire Io, me, mio svanisce gradualmente e ti lascia libera di essere davvero te stessa. Forse potresti pensare che è spaventoso o che assomiglia alla pazzia. Invece no: è uno stato mentale salutare che è la salute stessa.
È stato intenso fare un ritiro monastico. È un periodo in cui accetti di rinunciare a tutto (anche ai capelli) per dedicarti ad una pratica intensiva di meditazione. Rinunci a truccarti, ad abbellirti e ogni cosa comune viene fatta in fila, per ordine d’età. Ho scoperto così che ero al quarto posto e ogni giorno facevo i conti con un dato, quello dell’età. Un dato che tendo a dimenticarmi: mi sento dentro con un’età variabile che va dai 5 anni ai 40. Mai di più. Non è per vanità, infatti non mi sento mai giovane o adolescente. Mi manca il tratto dai 16 ai 30: anni che sono stati molto difficili per me. Proprio non riesco a pensare di avere 64 anni nemmeno quando mi guardo allo specchio. Rimane una constatazione razionale. In questo ritiro è stata una considerazione fattuale. Prima di me c’erano tre uomini che giudicavo “anziani” e che mi davano uno specchio di quello che potrebbe avvenire, anche a me.
Desideravo farlo da quando ero bambina. Forse ti sembrerà strano ma ricordo benissimo che, a quattro anni, con estrema serietà l’ho detto in risposta alla domanda, “Cosa vuoi fare da grande?”. Ho risposto, “non mi sposerò mai e diventerò suora”. Ecco, una monaca rinuncia, temporaneamente, anche al proprio matrimonio e anche alla sessualità fuori dal matrimonio. Rinuncia per non alimentare la macchina del desiderio, una macchina che ci dà velocità ma anche guai.
La domanda, “cosa farai da grande” implicava la condizione di “essere grande”. Una condizione che non ho raggiunto con l’età adulta. L’ho raggiunta adesso. Adesso ero abbastanza grande da poter rinunciare a tutto e ho trovato che in questo c’era una grande ricchezza. Forse adesso ero abbastanza grande per farlo e l’ho fatto. E credo che non sarà l’ultima volta che lo faccio, ma solo la prima.
Venerdì condurrò io un ritiro sulla crescita e sul cambiamento: mai preparazione è stata più appropriata.
Con Metta e Mudita
Nicoletta alias Sumanadevi
© Nicoletta Cinotti 2023