A volte penso che la strada della consapevolezza – che ognuno di noi percorre a proprio modo – sia una piccola odissea. Ci sono pericoli ciclopici che possiamo superare solo fingendosi Nessuno; pericolose seduzioni che potrebbero trascinarci via in qualsiasi momento, come delle sirene. E per resistere abbiamo bisogno di essere radicati all’albero maestro.
Possiamo incontrare i lotofagi, e correre il rischio di dimenticare tutto, anche noi stessi e la nostra terra. Possiamo incontrare la maga Circe, i lestrigoni e avere ogni sorta di peripezie. In fondo però, la nostra rotta è Itaca. È tornare a casa, in quello spazio in cui sappiamo di essere noi stessi, senza illusioni.
Con onestà allora, incontriamo le nostre qualità originarie, la nostra vera natura.
Pratichiamo quella disciplina della memoria – come la chiama Kabat Zinn – che è ricordarsi di tornare presenti, di non lasciarsi sedurre dall’amnesia, che ci fa sembrare più semplice dimenticare che ricordare.
Le vacanze, le feste, sono sempre una piccola Itaca. Ci danno la misura di come siamo nella nostra vita, di quanto siamo distanti, o ci sentiamo distanti, dalla nostra casa. Di quanto abbiamo, nel tempo trascorso, vagato o tenuto la rotta.
E, soprattutto, ci permettono di scoprire se i Proci hanno invaso la nostra dimora e quanto può essere difficile cacciarli. Tornare a casa però non sarebbe la stessa cosa se qualcuno non ci avesse aspettato. Penelope così è la musa dell’attesa e del ricordo che, malgrado le nostre divagazioni, spera nel nostro ritorno. Penelope è la nostra pazienza: non ci giudica per la velocità, la fretta, la distrazione con la quale conduciamo le nostre giornate. Ci aspetta.
Forse la cosa più spirituale che ognuno di noi può fare è semplicemente guardare, vedere con gli occhi della propria interezza e agire, di conseguenza, con integrità e gentilezza. Jon Kabat Zinn
Pratica di Mindfulness: Riportare a casa parti rifiutate di sé
© Nicoletta Cinotti 2015
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