
Mi domando tante volte che cos’è che cura le persone. Non parlo dei farmaci. Parlo di quello che succede nelle tante forme che la cura assume anche al di fuori della stanza della psicoterapia. Cerco quell’ingrediente nella convinzione che sia possibile averlo sempre a disposizione perché parte della nostra naturale eredità umana.
Ci rivolgiamo agli altri quando non riusciamo a curarci da soli. Cerchiamo sostegno e aiuto pratico, comprensione e riconoscimento. L’attimo in cui ci sentiamo riconosciuti raramente è fatto solo di parole. Molto spesso è mischiato al silenzio che sta dentro alle parole che diciamo, esprime l’ascolto che abbiamo dato all’altro. A volte, stando fuori, vediamo più lontano di chi ci parla ed è immerso nella difficoltà. In ogni caso arriva un momento in cui deve scattare qualcosa dentro di noi: non possiamo curarci, né cambiare, per interposta persona. La relazione è l’attivatore di un cambiamento dentro di noi. Poi è necessario prendere in mano il filo.
In quel momento il frutto della cura mette in movimento. Non si distingue più cosa è frutto del sostegno dato e cosa è frutto di noi stessi. Qualcosa è cambiato. Anche in quel caso il silenzio è parte del cambiamento. È dal silenzio che nasce la capacità di riflessione, quell’essere in grado di comprendersi che porta un passo avanti. Quando manca la capacità di comprendersi rimaniamo dipendenti dall’aiuto e dal sostegno altrui. Certamente prima abbiamo bisogno di essere compresi in una relazione. Poi la riflessione diventa il nostro grande strumento di cura. Diventa noi che curiamo noi stessi. Noi che stiamo con noi stessi. Non è chiusura e nemmeno isolamento: è la capacità di guardarsi con quello stesso amorevole sguardo che cerchiamo fuori. Di ascoltarsi con quello stesso silenzio e con quella stessa pazienza che cerchiamo nell’altro.
Nessun esperto può risparmiarci questa parte di lavoro. Quella che permette di comprendere la nostra impulsività. Di contenere anziché esplodere. Di dare un significato a quello che proviamo. Di trovare il senso di ciò che accade. Un senso personale e condiviso..
Nessuno può sostituire questa parte del lavoro interiore. Quella parte della cura che è fatta di silenzio e pazienza.
Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza,
percorreremo assieme le vie che portano all’essenza.
I profumi d’amore inebrieranno i nostri corpi,
la bonaccia d’Agosto non calmerà i nostri sensi. Franco Battiato
Pratica di mindfulness: La consapevolezza del corpo e del respiro
© Nicoletta Cinotti 2022 Il silenzio come cura. Ritiro di meditazione
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