
Quante volte ahi avuto la sensazione di stare male o di stare bene senza sapere il motivo. Il che è molto piacevole quando si stratta di stare bene ma davvero difficile quando si tratta di stare male e non sai davvero da che parte girarti. Fino ad anni molto recenti l’attenzione prevalente è stata per i processi espliciti, mentali, di regolazione emotiva, malgrado sapessimo che la regolazione delle emozioni opera spesso più a livello implicito che esplicito.
Negli ultimi dieci anni la regolazione implicita delle emozioni ha ricevuto una attenzione prevalente.
Cos’è la regolazione implicita delle emozioni
La regolazione implicita delle emozioni può essere definita come quel processo che opera senza una consapevolezza intenzionale o esplicita e ha lo scopo di modificare la qualità, intensità e durata della risposta emotiva. Può essere esplorata anche quando le persone non realizzano che sono coinvolti in una regolazione delle emozioni o quando non hanno l’intenzione consapevole di regolarle.
Infatti, malgrado sia spesso non intenzionale, la regolazione implicita delle emozioni, è sempre attiva, con lo scopo di confortare, ammorbidire o ridurre l’impatto delle emozioni che sperimentiamo.
La non intenzionalità è spesso ciò che distingue la regolazione esplicita – che invece è intenzionale – da quella implicita. Per fare un esempio una delle strategie implicite più utilizzata è la strategia di evitamento che mettiamo in essere in modo molto automatico.
Non ci rendiamo conto che stiamo evitando, eppure lo facciamo anche quando, invece, vorremmo essere presenti.
Perché è importante la regolazione implicita delle emozioni?
Noi siamo continuamente sottoposti a stimoli emotivamente significativi – in alcuni momenti siamo addirittura bombardati dalle emozioni – e le emozioni che proviamo entrano nel tessuto della nostra vita quotidiana facilitando o interrompendo attività e compiti a volte vitali. Questa è essenzialmente la ragione per cui abbiamo strutturato una modalità implicita di regolazione emotiva: possiamo in questo modo “abbassare” o “regolare” il volume delle nostre emozioni mentre continuiamo a fare ciò che stiamo facendo. Non solo, le emozioni che emergono, contribuiscono al processo di valutazione delle situazioni che viviamo, ci permettono “di interpretare” le cose, dal nostro punto di vista. Un compito che viene svolto lasciando le emozioni sullo sfondo.
Il deliberato tentativo di cambiare questa modalità di valutazione non è destinato ad avere molto successo: non sappiamo bene perchè ma rimaniamo fedeli alla sensazione (spesso poco percepita) e in questo modo condizioniamo anche la nostra valutazione esplicita delle cose. In senso evolutivo possiamo addirittura dire che è la regolazione implicita delle emozioni che ha strutturato la nostra personalità, orientando in un senso o nell’altro sulla base delle emozioni più frequenti nella nostra esperienza di base
Cambiare…
…qualcosa di cui non siamo chiaramente consapevoli è praticamente impossibile e quindi ci ritroviamo a ripetere le stesse risposte, magari con la convinzione che siano gli stimoli esterni ad essere sempre uguali. Il punto è che la regolazione implicita delle emozioni dipende da una efficiente interazione mente-corpo. Se la regolazione esplicita delle emozioni può essere considerata una strategia cognitiva, le forme implicite di regolazione sono esperienze corporee, embodied come dicono gli anglosassoni. Per questa ragione un cambiamento nelle strategie di regolazione implicita è facilitato da una buona qualità di interazione mente-corpo.
Confini tra implicito ed esplicito
I confini tra la regolazione esplicita ed implicita sono “porosi” e non netti, per cui una variazione nelle modalità implicite di regolazione delle emozioni può comportare un cambiamento anche in quelle esplicite e viceversa ma rimane il fatto che il miglioramento delle interazioni mente-corpo – alla base di una migliore regolazione implicita delle proprie emozioni – necessita di esperienze corporee, ossia esperienze che siano percepite:
(1), con consapevolezza
(2), capaci di modificare il passaggio dall’impulso all’azione
(3) almeno per qualche volta.
Quello che poi incide in maniera trasformativa è che queste esperienze abbiano un profilo di ripetizione e continuità di stile. Nulla quindi cambia con una sola volta! In questo senso unire il lavoro corporeo alla pratica di mindfulness e di self-compassion è lavorare pienamente sulla regolazione implicita. È un modo per essere felici senza sapere bene perché.
Se poi saltiamo direttamente ad uno stato mentale positivo, senza preoccuparci di sapere prima perchè eravamo infelici, abbiamo fatto davvero una rivoluzione. Una rivoluzione pacifica, silenziosa, gentile. Abbiamo disarmato gli ostacoli difensivi che ci impediscono di essere felici senza passare dalla strada del trauma. ti sembra poco? A me sembra la vera rivoluzione!
© Nicoletta Cinotti 2023
Lascia un commento