
Radical Compassion è il titolo dell’ultimo libro di Tara Brach, insegnante di mindfulness americana, che seguo da molti anni. Mi piace il suo linguaggio, il suo essere, molto chiaramente, una psicoterapeuta che medita più che una meditante che cura. Condividiamo anche qualche percorso insieme. Anche lei, come me, è approdata alla mindfulness dopo molti anni dentro una tradizione spirituale yogica che, nel suo caso, è stata molto più traumatizzante che nel mio. Ha raccontato qua e là aspetti della sua vita familiare nei quali mi riconoscevo. Infine, più importante di tutto, il suo libro “Radical acceptance” è uno dei libri migliori che io abbia letto. Sicuramente uno dei più innovativi. Tutti parlano di accettazione nella mindfulness ma quando uscì nel 2007 il suo Radical acceptance (tradotto in italiano con Il potere straordinario dell’accettazione totale. Elimina paure, insicurezze e sensi di colpa…. non chiedetemi perchè hanno scelto quel titolo e quella copertina) fu chiaro che quello che lei disegnava era un percorso profondo, comprensibile e, in fondo, alla portata di tutti.
Quindi, senza indugi, compro Radical compassion appena esce. Mi piace subito il formato, la sovra-copertina e l’elegante bianco con cui è rilegato il libro. Cura editoriale che suddivide l’indice dei contenuti dall’indice delle pratiche. Pratiche che non sono scaricabili in download ma trascritte, come molti fanno, per permettere ad ognuno di seguire la propria voce. Adesso andiamoci dentro!
Amarsi fino a guarire
Cos’è che rende una vita davvero degna di essere vissuta? Il fatto che sia stata autentica, che ci sia stato possibile essere davvero noi stessi. Quello che ci rende miseri non sono le condizioni svantaggiate che possiamo trovarci a vivere ma il fatto che ci sia distanza tra chi siamo, cosa facciamo e cosa mostriamo di noi. È questo che può renderci pieni di rimpianti man mano che invecchiamo. La radice della nostra sofferenza, la nostra più grande malattia, è la trance di auto-svalutazione nella quale viviamo. Una malattia che ha una sola cura: amarsi fino a guarirne.
Amarsi non in quel senso egoistico e narcisistico che ci fa stare ossessivamente a dieta, attenti all’abbigliamento, all’attività fisica e via discorrendo. Amarsi nel senso di ascoltare quella voce profonda che è dentro di noi e che aspetta ascolto e coerenza tra ascolto e azione.
Compassione radicale significa includere la nostra vulnerabilità di questa vita, di tutta la vita nel nostro cuore. Significa aver il coraggio di amare noi stessi e di amarci reciprocamente. La compassione radicale ha la sua radice in una presenza consapevole, congruente e si esprime attraverso la cura nei confronti di tutti gli esseri. Tara Brach
Le due ali dell’accettazione e della compassione
Accettazione e compassione sono due ali che ci permettono di volare. Non potremmo rinunciare a nessuna delle due: entrambe sono sostanziali per uscire dalla trance del nostro essere mindlessness. Per uscire dall’immagine svalutata di noi che tentiamo continuamente di aggiustare.
È una trance perchè, come nella trance, possono passare anni interi senza rendersi conto che non siamo veramente presenti ma che viviamo guidati dal nostro pilota automatico, tanto efficiente quanto insoddisfacente. In questa trance c’è un mantra “non ho tempo“. Non ho abbastanza tempo…e attraversiamo le nostre giornate come se l’unica cosa che conta fosse spuntare più azioni possibili dalla lista delle attività. In questa velocità forsennata con cui attraversiamo la giornata perdiamo infinite occasioni di incontro con i nostri familiari, con le persone che incontriamo casualmente. Forse perdiamo infinite occasioni d’incontro con la nostra stessa vita.
RAIN
RAIN è un acronimo nato dal lavoro di un insegnante di meditazione buddista americano, Michele McDonald, negli anni 80. È una pratica che molti di noi possono conoscere perchè viene proposta anche nei protocolli MBSR: Tara Brach ne ha fatto una delle sue pratiche guida da molti anni e questo libro – Radical Compassion – ruota tutto attorno a questa pratica. Come il mozzo di una ruota, è quello che fa andare avanti la pratica mettendo insieme accettazione e compassione.
La R sta per Riconoscere quello che c’è nel presente della nostra vita: un invito ad uscire dal pilota automatico per connettersi alla qualità del momento presente, fuori dal circuiti disegnati dalla nostra ansia e dal nostro senso di colpa.
La seconda lettera, la A, è Permetti (Allow) abbandona la lotta per cercare di rendere diverse le cose che senti, che provi, che ti riguardano. È la scelta di lasciar essere che non significa passività ma piuttosto il coraggio di guardare in profondità senza rimanere fissati in una definizione statica della nostra vita.
Questo processo è reso possibile dalla nostra curiosità – la I di Investigare – non solo per ciò che è spiacevole ma anche per ciò che è piacevole o neutro. Potremmo così scoprire che parte della nostra infelicità è legata al rimanere strettamente aggrappati a ciò che è piacevole, lottando perché non se ne vada.
Infine la N che tradizionalmente veniva utilizzata per Non identificarsi e che Tara usa come Nutrire, aprendo così una sfumatura di significato che fa la differenza
L’unica sicurezza sta nel lasciar entrare tutto
Il selvaggio e il debole; paura, fantasie, fallimenti e successi.
Quando la perdita scardina le porte del cuore
o la tristezza ti oscura la vista con la disperazione
la pratica diventa semplicemente il supporto alla verità
Scegliendo di lasciar andare
il consueto modo d’essere conosciuto
l’intero mondo si rivela ai tuoi occhi nuovi. Danna Faulds
Nutrimento
Da un certo punto di vista siamo ossessionati dal nutrimento in tutte le sue forme e in tutti i succedanei possibili. Ossessionati dalla qualità del cibo, ci nutriamo di trattamenti estetici e di oggetti significativi, di viaggi e di esperienze, perché sentiamo, dentro di noi una grandissima fame. Una fame che è quella che ci spinge a cercare, a crescere e migliorare.
Nella tradizione buddista il nutrimento è considerato strettamente legato alla possibilità di accettazione. Possiamo accettare di avere dentro di noi un lupo buono e uno cattivo ma alla fine prospererà quello che nutriremo. Possiamo, come il lago, permettere che animali feroci e animali miti si dissetino bevendo le nostre acque ma il lago non si identifica con gli animali che arrivano a dissetarsi. È più grande. Come noi siamo di più della fame che ci spinge alla ricerca. Beata fame senza la quale non cresceremmo ma dove sta la sazietà?
Esiste la sazietà?
Esiste la sazietà? Possiamo saziare la nostra fame di esistere e la nostra fame – opposta ma spesso altrettanto forte – di non esistere? Credo che la fame, come la sazietà, siano fenomeni ciclici. Credo che sia un miraggio pensare di arrivare ad una sazietà – o ad una sicurezza – che sia stabile e duratura. Però possiamo fare un’altra cosa. Possiamo scegliere che cosa ci nutre. Possiamo scegliere di darci quel nutrimento di cui abbiamo davvero bisogno e non qualche succedaneo. Per farlo abbiamo bisogno di fidarci della nostra possibilità di provare compassione e non disprezzo per la nostra vulnerabilità.Tenerezza e non pietismo. Lucidità e non offuscamento. Dobbiamo smettere di scappare da quell’immagine reale che tanto temiamo e muoverci per incontrarci evitando i due atteggiamenti opposti ma ugualmente nocivi: pretendere troppo o chiedersi troppo poco.
Non possiamo cambiare il passato ma, nello stesso tempo, non possiamo dimenticarci di confortare le parti di noi che hanno sofferto nel nostro passato. Pretendiamo di guarirle senza amarle, solo capendo perché è successo quello che è successo. E – possibilmente – trovando un colpevole. Invece per guarirle abbiamo bisogno di quell’azione di conforto che viene dal riconoscere e accettare la realtà della sofferenza. Non serve scagliarci contro chi ci ha fatto soffrire. Serve darci quel nutrimento che aspettiamo da tempo.
La stessa cosa vale per le afflizioni e per la compassione e la felicità. Tutte le formazioni mentali in noi sono di natura organica, e se sappiamo come prendercene cura, come abbracciarle, saremo in grado di trasformarle. Le renderemo un tipo di nutrimento che aiuterà a crescere la nostra saggezza, la nostra comprensione, il nostro amore e la nostra compassione. Thich Nhat Hanh
Far fare una inversione di marcia all’attenzione
Cosa serve per praticare RAIN? È una pratica che può essere fatta in qualsiasi momento della giornata. A occhi aperti o chiusi. Ci consente di riconoscere e permettere di sentire quello che sentiamo, di esplorarlo con interesse e curiosità senza identificarsi con quello che troviamo, per poi chiederci cos’è che può nutrirci davvero in quel momento. E la differenza sta tutto nel nutrimento che sceglieremo. Se sceglieremo un succedaneo avremo un succedaneo di tranquillità. Se sceglieremo il vero nutrimento sentiremo che il nostro coraggio è stato ripagato. È possibile che nel farlo scopriremo frammenti del passato che si ri-attualizzano. Non sono le parti di noi malate: sono quelle che aspettano da una vita di essere confortate. E noi, come genitori indaffarati, rimandiamo di fare l’unica cosa che funzionerebbe davvero: amarle e consolarle.
Se volete pratica prendete il vostro album di famiglia, prendete una vostra foto di quando avevate cinque o quattro anni e generate un po’ di compassione per voi stessi. Thich Nhat Hanh
© Nicoletta Cinotti 2020
https://www.nicolettacinotti.net/eventi/reparenting-ritiro-di-mindfulness-con-susan-bogels-e-nicoletta-cinotti/