
Non so com’eri tu a scuola. Ci sono quelli che studiano la notte prima della verifica e quelli che studiano un mese prima della verifica. Quelli che gli viene il mal di pancia e stanno a casa e quelli che gli viene il mal di pancia e vanno a scuola lo stesso. Quelli che si scoraggiano subito e quelli che combattono fino a che non trovano la soluzione.
Nessuno però è esente dal domandarsi se è pronto a fare quello che l’aspetta e la domanda diventa più difficile quando finiamo la scuola. A scuola, all’università c’è un campo definito rispetto alla preparazione. Nella vita è molto più ampio e sfumato. Eppure ci sono persone che si preparano esattamente, come se sapessero con certezza che cosa verrà chiesto il giorno dopo. Ci sono persone che si preparano prima i discorsi che faranno dopo e che poi non faranno mai.
Come mai ci rimane questa passione per l’essere preparati anche se nella vita non possiamo mai sapere come andranno davvero le cose? Come mai smettiamo di fare tutti i compiti ma non smettiamo mai di prepararci? Anche quando prepararci rende il compito più faticoso di quello che sarebbe affrontandolo così come siamo?
Come mai farci trovare impreparati è così fastidioso?
Forse è perché nel momento in cui siamo impreparati l’altro ci vede dentro. In quel momento siamo noi, nudi e crudi, non nascosti dalla nostra preparazione e nemmeno dalla nostra sapienza.
Quei momenti che evitiamo così accuratamente sono preziosi. Nella nostra impreparazione siamo costretti a domandarci quale strada desideriamo percorrere. In quel disorientamento si compie la nostra vera opera che non può avere una preparazione su tutto. Possiamo essere preparati nella nostra professione, possiamo prepararci con attenzione prima di uscire, coordinando giacca e cravatta, scarpe e cappotto. Ma oltre questo sta la grande sfida dell’impreparazione che ogni giorno è un regalo: ci fa tornare principianti e ci costringe ad accorgerci che abbiamo valore, risorse, capacità anche se siamo impreparati. Perché la nostra vera natura è ricca e luminosa. Dobbiamo solo farla splendere
La vera opera
Può darsi che proprio quando non sappiamo più cosa fare
siamo arrivati alla nostra vera opera,
e che quando non sappiamo più dove andare
siamo arrivati al nostro vero viaggio.
La mente non perplessa non si adopera.
Il torrente ostacolato è quello che canta.
Wendell Berry
Pratica di mindfulness: La meditazione del fiume
© Nicoletta Cinotti 2019 Verso la self compassion ovvero come imparare a volersi bene
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