
Avere più tempo libero mi fa mettere le mani nelle cose accumulate durante l’anno. Documenti, oggetti, progetti, scaffali. Così in questa operazione di micro-archeologia casalinga ho realizzato che c’è un modo quasi certo per capire quando si risveglia la memoria. Non la memoria esplicita, quella che compare sotto forma di ricordo, ma la memoria implicita, quando ricordi ma non lo sai. Lo annusi solamente che c’è un ricordo in azione ma non sapresti identificarlo. Il modo è semplice: quando l’intensità emotiva è superiore all’evento, abbiamo una memoria in azione.
Così se nel riordino – banale attività casalinga – il cuore sobbalza è perché ho messo le mani in qualche ricordo, senza ricordarmene! Non è vero solo in queste occasioni. Ogni volta che abbiamo una reazione emotiva spropositata rispetto a quello che accade c’è qualche ricordo che bolle nel sotterraneo. Quello che bolle va a costruire l’intensità della nostra reazione. A volte riemerge anche il fatto preciso, accaduto nel passato, che ci ha fatto reagire. Altre volte rimane solo lo scheletro di una spropositata intensità emotiva. Perchè le emozioni che non vengono elaborate rimangono meno gestibili e più intense. Così possiamo arrabbiarci molto per una sciocchezza o commuoverci per una banalità, non tanto per quello che è realmente accaduto nel presente ma perché andiamo a ripescare una sensazione non elaborata. Elaborarla permette di avere più libertà. Spesso le persone molto sensibili sono persone che hanno molte emozioni non elaborate – magari dalla loro infanzia – che sono rimaste pronte a riaffiorare. Così quando riaffiorano l’energia del passato e quella del presente si sommano ed esplodono. Allora non abbiamo bisogno di un granché: solo la self-compassion consola e poi, una volta consolati, potremmo scoprire che reagiamo con meno intensità. Perché quello che non è stato ancora consolato è lì che aspetta. non facciamolo aspettare troppo!
La memoria volontaria, che è soprattutto una memoria dell’intelligenza e degli occhi, ci offre del passato soltanto facce prive di verità; ma basta che un odore, un sapore ritrovati in circostanze del tutto diverse, ridestino in noi, senza che lo vogliamo, il passato, e subito sentiamo quanto tale passato fosse diverso da quello che credevamo di ricordarci e che la nostra memoria volontaria dipingeva, come i cattivi pittori, con colori senza verità. Marcel Proust
Pratica di mindfulness: Self-compassion breathing
© Nicoletta Cinotti 2021 Mindfulness ed emozioni