Per sempre giovani: la meditazione riduce la perdita di materia grigia dovuta all’invecchiamento
L’aspettativa di vita si è alzata di molto dal 1970, e ad ora possiamo dire di aver guadagnato ben 10 anni. Oltre a questa buona notizia dobbiamo però far fronte anche all’aspetto negativo: invecchiamo bene?
Invecchiamo bene? E quando iniziamo ad invecchiare?
Il nostro cervello verso i trent’anni inizia a ridursi in volume e peso. Questo può comportare l’inizio di un degrado in alcune delle sue funzionalità. È un decadimento naturale da cui non possiamo prescindere.
Vivere più a lungo, con tutti i suoi pregi, ci porta anche a dover fare i conti con un rischio più elevato di contrarre patologie neurodegenerative. Più il nostro cervello resta in funzione, più queste patologie si fanno frequenti. Quest’articolo nasce dalla lettura di un interessantissimo studio scientifico: la meditazione potrebbe essere un modo per minimizzare gli effetti di questa degradazione.
La ricerca
I ricercatori dell’UCLA (University of California, Los Angeles) si sono interessati proprio alle correlazioni fra l’invecchiamento e la quantità di materia grigia. Per lo studio – che verrà inserito alla fine dell’articolo – sono stati presi in considerazione due gruppi di 50 persone (Il gruppo sperimentale, composto da meditatori esperti con alle spalle una pratica di almeno 4 anni; il gruppo di controllo, composto da persone comparabili per età, ma senza alcuna esperienza di pratica meditativa alle spalle).
Grande sorpresa al momento dei risultati, non tanto per aver confermato che ci fosse una differenza fra i meditatori e i non meditatori, ma, piuttosto, per quanto fosse accentuata questa differenza fra i due gruppi. Gli effetti protettivi dati dalla meditazione vennero individuati in svariate aree del cervello in maniera significativa.
Sono tantissime le ricerche che sono state fatte per individuare i fattori di rischio per le patologie neurodegenerative, molte meno per quanto riguarda questi fattori protettivi. L’elemento interessante dato da questo studio è quello di poter affiancare alla maggior aspettativa di vita anche una maggior possibilità di conservare buone qualità di vita.
Risultati promettenti con le giuste precauzioni
I fattori da considerare sono troppi per poter trarre una semplice conclusione lineare. I differenti stili di vita, tratti di personalità e le differenti componenti genetiche hanno un’influenza non trascurabile. Detto questo, i risultati sono incoraggianti e proprio per questo ci saranno studi futuri più approfonditi.
Pubblicazione originale: Eileen Luders, Nicolas Cherbuin, Florian Kurth. Forever Young(er): potential age-defying effects of long-term meditation on gray matter atrophy. Frontiers in Psychology, Published January 21 2015. doi: 10.3389/fpsyg.2014.01551
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