
Oggi, mentre mangiavo un’insalata di fagiolini e pomodori di Sorrento, mi sono resa conto di quanto la fame del cuore sia importante.
Ogni giorno me ne rendo un po’ più conto. Il cibo ha uno straordinario potere evocativo. Certo Proust lo sapeva bene, ma non ci vuole per forza una madaleine, o un dolce, un biscotto o un vino particolare. Può anche essere un pomodoro, un fagiolino o una ciliegia.
Spazio di respiro di tre minuti
Mentre mangiavo l’insalata mi ricordavo la prima volta, quando, da piccola, ho messo in bocca un pomodoro di Sorrento. Lo presi a morsi, tutto intero, avrò avuto 6-7 anni. Me lo diede la zia di mia madre che viveva con noi e che apprezzava il buon cibo, genuino e saporito. Quanto era dolce quel pomodoro e quanto erano sorridenti e soddisfatti gli occhi di mia zia Anna.
Stamattina mentre pulivo i fagiolini mi sono resa conto che avevano “il filo”. Da quanto tempo non mi capitava di pulire dei fagiolini con il filo, mi sembra che ora siano tutti senza filo, che abbiano inventato una varietà di fagiolini senza filo, per facilitare il compito di chi li deve pulire prima di cuocerli. Chissà. Fatto sta che quelli di stamattina avevano il filo e mi sono ricordata di quando, insieme a mia nonna, pulivamo i fagiolini, togliendo prima la punta e poi il “culetto” per togliere il filo lungo lungo. E dopo aver passato quel tempo con lei a pulire fagiolini che buon sapore che avevano! Con il limone, o con il sugo, o all’insalata con le patate e il tonno.
Di certo i ricordi non sono l’unico sapore del cibo, ma spesso sono un condimento importante.
E allora, come dice Jonathan Safran Foer nel suo libro “Se niente importa”, in cui racconta come, dopo 3 anni di indagine sugli allevamenti intensivi negli Stati Uniti e dopo la nascita del figlio, sia diventato vegetariano, si possono creare ricordi nuovi. Il ricordo del thanksgiving day di Jonathan era quello de tacchino farcito. Allora si domanda come fare con il figlio, dato che il tacchino è stato abolito dall’alimentazione della sua famiglia. Jonathan si risponde che si possono creare anche nuovi ricordi, il ricordo di suo figlio non sarà di un tacchino farcito, bensì di un altro piatto a base di verdure. Non per questo deve essere un ricordo peggiore.
Questo per dire che possiamo prendere spunto da tutto ciò e possiamo anche utilizzare la fame del cuore allo scopo di creare ricordi piacevoli per le future generazioni, che, quando mangeranno un carciofo in pinzimonio penseranno a quanto amore la nonna ci metteva nel prepararlo. Una base saporita per un’educazione alimentare.
Ecco 5 consigli per iniziare un percorso di consapevolezza mangiando.
- Impegnati, un po’ alla volta. Comincia da un pasto, o parti di un pasto, o anche semplicemente un piccolo snack, ogni giorno, poi aumenta la quantità di “piatti” su cui prestare attenzione ogni 10-15 giorni, fino a che non ti viene naturale farlo con ogni pasto.
- Dedica tutta la tua attenzione. Inizia con il prendere un pezzo di cibo, come un chicco d’uva, in mano e fai partire i tuoi sensi. Annusa, nota la sua forma, il colore, come lo senti al tatto, tra le dita… Se ti accorgi che la tua mente comincia a vagare, torna a focalizzarti sull’acino. Poi portalo alla bocca.
- Sii consapevole dei pensieri, delle sensazioni e dei sapori. Potrai avere delle aspettative altissime (“sembra così buono!”), oppure una delusione perché in realtà avresti preferito un cioccolatino. Accetta i pensieri che si manifestano. Poi, non appena cominci a masticare, nota la dolcezza che esplode nella tua bocca, e come il sapore pian piano svanisce.
- Nota la fame e il desiderio. Quando hai concluso questo processo, puoi continuare con altri acini. Nota se ne hai semplicemente voglia o se hai davvero ancora fame. Potresti notare che mangiare consapevolmente un solo acino di uva ti dà una grande soddisfazione, oppure ti fa venir ancora più voglia di un cioccolatino. Se sei preda della voglia matta di qualcosa, la soddisfazione svanisce. La mindfulness ti riporta al momento presente, all’esperienza di mangiare un morso alla volta.
- Assaggia direttamente. Puoi permettere ai tuoi sensi di accendersi assaggiando direttamente il boccone. In questo modo potrai notare cosa ti offre ogni singolo morso o quanti morsi ci vogliono per farti sentire davvero soddisfatto… Ogni boccone ti rivelerà la risposta.
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Quando sei infelice scopri a cosa ti stai aggrappando e lascialo andare. Jan Chozen Bays
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