La nostra paura di soffrire ci fa spesso coprire la verità. Copriamo la verità che ci riguarda con un velo sottile di distanza e indifferenza. Nascondiamo la verità agli altri trasformandola in un segreto. A volte un segreto imbarazzante, anche se semplice e innocente.
Spesso, ci diciamo, è per non soffrire. Oppure per non far soffrire, per non cambiare. E, questo, è vero: nascondere la verità è uno dei mezzi più potenti per alimentare la stagnazione.
Perché la verità porta movimento, ha una spinta propulsiva a catena. È il mezzo più semplice per lasciar andare e il sistema più efficace per respirare. In fondo la pratica di mindfulness è così efficace proprio perché ci mette di fronte alla nostra verità. La verità soggettiva, la verità di ciò che avviene nel momento in cui avviene.
È da quella verità che nasce l’intimità: e quella verità che, se diventa segreta ci fa entrare nel circuito dell’evitamento e del silenzio relazionale. Perché nulla è più imbarazzante dell’avere un segreto. Nulla crea più distanza dalle persone che amiamo.
Dire la verità implica gentilezza, consapevolezza, e ha una sua utilità perché trasforma i nostri schemi quotidiani di conversazione in una pratica di consapevolezza. In una Retta parola. In un Retto silenzio. Gregory Kramer
Pratica di mindfulness: Consapevolezza del respiro
© Nicoletta Cinotti 2016 Cambiare diventando se stessi
Foto di ©federicacentra
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