Cresciamo dando moltissimo valore all’efficienza e ai risultati. Anzi, a dire la verità impariamo attraverso voti, pagelle e, qualche volta, graduatorie. Leghiamo strettamente i nostri risultati a quelli altrui: vediamo il nostro risultato e com’è stato quello del nostro collega. Tanto che ciò che facciamo non assume più solo un valore personale ma anche un valore di comparazione.
Può darsi che questo sia inevitabile. E in parte lo è. Ma c’è un area in cui la logica della prestazione rivela tutta la sua fragilità. Non possiamo essere efficienti nelle nostre relazioni, Non possiamo paragonare la qualità del nostro rapporto con altri rapporti. Nelle relazioni non possiamo vincere, se non a costo di perdere il legame affettivo. La logica della prestazione ci fa desiderare il meglio. Desideriamo il meglio anche per le persone che amiamo non possiamo ottenerlo con una prestazione.
Così, se manteniamo la nostra logica da prestazione anche nelle relazioni, possiamo rimanere davvero disorientati rispetto ai risultati che otteniamo. Perché in una relazione i risultati sono relativi e quello che conta è, invece, il contatto e l’intimità che qualificano il legame. Solo il contatto e l’intimità possono darci la flessibilità, la saggezza, l’elasticità di tollerare gli imprevisti di una relazione; per dare significato a quello che succede e per crescere dai reciproci errori.
La logica della prestazione, spostando l’energia sull’immagine di noi, ci sottrae proprio l’alimento indispensabile per qualunque rapporto umano: l’ascolto. La prestazione è come parlare: e più siamo bravi e più siamo in un assolo. La relazione è ascoltare e più siamo in contatto più il nostro ascolto è profondo.
La vita non è come si pensa che sia. È quello che è. Come ti relazioni con quello che c’è però fa la differenza.Virginia Satir
Pratica di mindfulness: Ascoltare profondamente
© Nicoletta Cinotti 2016 Cambiare diventando se stessi
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