
Siamo abituati a considerare le proliferazione della mente: quel riempire la testa di pensieri che corrono come treni in una grande stazione ferroviaria. Tanti arrivi, tante partenze in un movimento continuo. Così tendiamo a dimenticarci o a sottovalutare la proliferazione del cuore, ossia quel sorgere, intenso e incomprensibile, di emozioni che condizionano il nostro modo di stare nelle cose e nella vita.
Le proliferazioni del cuore sono emozioni che prevalgono su tutte le altre e che sono indiscriminate, non aderenti alla situazione attuale. Le emozioni nascono come risposta a qualcosa che stiamo vivendo e, per loro stessa natura, dovrebbero essere sempre in relazione con il momento presente. Non è così o almeno non sempre. Ci sono emozioni che disegnano il nostro panorama emotivo perché sono costanti. Possono essere l’ansia, la paura, la rabbia, la vergogna. Sono emozioni difensive che modulano la nostra possibilità di contatto con la realtà e la condizionano. E, se proliferano, vuol dire che sono risposte non aderenti al presente ma risposte che sono presenti perchè le abbiamo provate tantissime volte e tendono a disegnare il nostro modo di entrare in relazione con l’esterno. Così se siamo paurosi proveremo paura anche se non ci sono motivi attuali di paura. Se siamo ansiosi entreremo in ansia in maniera costante. E lo stesso vale per la rabbia e la vergogna.
Le proliferazioni del cuore, essendo legate ad emozioni di contatto, condizionano le nostre relazioni e consolidano la nostra struttura fisica dandole una forma. Il nostro corpo prende, anziché la forma dell’acqua, la forma della roccia. La forma dell’acqua è quella di un corpo vitale che risponde diversamente a stimoli diversi e che, cambiando le condizioni esterne, modula le sue risposte interne. La forma della roccia è quella di un corpo che mantiene inalterate certe condizioni e che non sa rispondere armonicamente a quello che succede all’esterno ma tende a imporre la sua forma. Continuando la metafora potremmo dire che la forma della roccia ostacola e rende più lungo e difficile qualunque cambiamento. Se il nostro corpo è formato da una percentuale molto alta di acqua, le nostre contrazioni riducono questa percentuale e ci rendono statici. È la contrazione cronica che dà la forma della roccia e non la contrazione in sé e per sé che può essere utile e necessaria. Lottare contro la contrazione rende la roccia più solida perchè richiede altra contrazione. Arrendersi libera perchè cede.
Sciogliere la contrazione cronica permette che la memoria dell’evento che ci ha bloccato riaffiori ma, soprattutto, permette che le nostre emozioni riprendano la forma dell’acqua. A volte non abbiamo che un unico ricordo, grande come la nostra infanzia o grande come tutta la nostra vita: non è perché abbiamo dimenticato. È perché abbiamo una contrazione che ha l’esatta misura di quel ricordo.
È importante ricordare che la rigidità muscolare non è soltanto il “risultato” del processo di repressione. Se il disturbo psichico contiene il significato o lo scopo della repressione, la rigidità muscolare ne spiega il modo di agire, ed è il meccanismo della repressione. Poiché i due fenomeni sono immediatamente connessi nell’unità funzionale dell’espressione emotiva, si può costantemente osservare come “lo scioglimento di un irrigidimento muscolare non solo libera l’energia vegetativa ma riproduce anche quella situazione della memoria in cui la repressione della pulsione si era verificata. Alexander Lowen
Pratica di mindfulness: Be water
© Nicoletta Cinotti 2019 Cambiare diventando se stessi: l’ansia e il piacere