
La vergogna è un sentimento che conosco bene: è il sentimento dei timidi e quindi mi appartiene per diritto di nascita. Negli anni sono cambiate le ragioni per cui provo vergogna. Adesso la vergogna di quando ero adolescente mi fa tenerezza: pensare che mi fosse difficile incontrare un ragazzo solo perchè mi piaceva mi sembra una cartolina di un’epoca andata che non butterò mai via.
La vergogna di adesso ha altre sfumature: è quella della pronuncia sbagliata, della frase maldetta. È la vergogna del non sapere, quando, invece, credo che dovrei sapere. Ha una qualità di immobilità che, per un attimo, fa fermare il mondo, oltre che me stessa. Perchè mi sembra che tutti, in quel momento, possano sapere che cosa ho combinato. Non è mai dentro le mura di casa, in quel caso l’intimità rende la vergogna impossibile. È la vicinanza con i conoscenti, quelli che non sai se li conosci. È con loro che la vergogna continua a prosperare. Quello che succede in me diventa interessante: inizio a tendermi, come se fossi un elastico, per arrivare dove immagino che l’altro vorrebbe che fossi. Mi sforzo come se da questo dipendesse molto. La disapprovazione accende la vergogna, l’approvazione la spegne ma l’interruttore è lì tra le orecchie e il cuore. Perchè per vergognarsi basta cogliere un tono tra le righe.
Il punto è che la vergogna sta sempre in una relazione e a volte ci sembra che, per aver cura di quella relazione, dobbiamo fare quel piccolo sacrificio che mette quello che facciamo davanti a chi siamo. È la paura della perdita il vero motore della vergogna. Paura di perdere la considerazione dell’altro. Così torniamo sempre alla vecchia amica che spaventa tutti: perdere.
Non perdo più proprio perchè, paradossalmente, lascio andare. Lascio andare la lotta per essere migliore e restituisco spazio ad essere chi sono. Lascio andare la lotta per essere speciale “quella brava”, e restituisco spazio al piacere di essere, così come sono. Lascio andare perché non mi vergogno più dell’errore che ha la grazia del presente e non la perfezione di un momento che non ho ancora vissuto.
Quando parlo di nascondere la verità non faccio riferimento ai tradimenti sentimentali ma, piuttosto, a quelle piccole verità su di noi che nascondiamo per paura che suscitino rifiuto. Il modo migliore per evitare di essere controllati è essere sinceri, sapendo che l’accondiscendenza non elimina il rischio di perdere l’altro, ma garantisce la possibilità di perdere sé stessi. Cinotti, Nicoletta. Amore, mindfulness e relazioni Hoepli.
Pratica di mindfulness: Pratica di accettazione
© Nicoletta Cinotti 2023 Il protocollo di Mindfulness interpersonale