
Non si può parlare della vergogna senza parlare del corpo, in quanto è un sentimento davvero psicofisico e radicato nei vari distretti corporei. Inoltre per Reich la contrazione muscolare è una delle cause stesse del sentimento della vergogna, che esprime la primaria inibizione espressiva di un impulso emotivo e la sua distorsione verso un oggetto sostitutivo dell’oggetto originario. La nascita del senso di vergogna sarebbe quindi concausa ed effetto del processo generale di corazzamento.
Il corpo espressivo
Nell’approccio bioenergetico-reichiano il corpo esprime il proprio modo di essere nel mondo, attraverso un linguaggio corporeo che comunica l’emozione che viviamo. L’ira, per esempio, crea una tensione nella parte alta del corpo, verso il viso, il petto, le braccia. Produce rossore, porta a serrare i pugni e a contrarre la bocca. Sentimenti come l’amore e l’affetto, invece, addolciscono gli atteggiamenti del viso, degli occhi, modificano il colore della pelle.
Il corpo e la vergogna
La vergogna si manifesta attraverso una postura contratta, ritirata, talvolta con rossore, sudorazione. La paura e la preoccupazione che questi segni vengano “visti” e “letti” dagli altri, crea poi un circolo vizioso che peggiora lo stato d’animo del soggetto. La persona si struttura e s’irrigidisce su specifiche difese corporee, su stati d’animo di insicurezza ricorrenti, spesso accompagnati da vergogna, che condizionano i rapporti sociali futuri. Queste esperienze negative rimangono registrate nello sviluppo di personalità e nella struttura del corpo diventando dei fattori d’innesco di successive esperienze di vergogna e imbarazzo.
Lo schema corporeo e il sentimento di vergogna
Il tipo di rapporto che un individuo ha con il corpo è legato allo schema corporeo. Il modo di percepire se stessi condiziona il rapporto con il proprio corpo e il rapporto con gli altri, modulando il nostro sentire, le nostre emozioni, i nostri comportamenti. L’immagine del proprio corpo rispecchia il modo in cui il corpo appare a noi stessi ma non è una immagine statica. Piuttosto possiamo dire che subisce un continuo processo di destrutturazione che ci permette di ridefinire la nostra percezione di noi ma anche di mantenere un senso di continuità con il passato. Una percezione che è su base affettiva più che su base oggettiva come sappiamo in tutti i disturbi che comportano uno stato di dissociazione o distorsione dell’immagine corporea.
Ad una postura contratta, che contiene già il sentimento di vergogna nella sua stessa contrazione, non potrà che corrispondere uno schema corporeo analogo che riporti una immagine distorta e proiettiva. Gli elementi propriocettivi, le sensazioni proprie e le risposte altrui, verranno analizzati e interpretati a seconda dello schema corporeo rinforzando così le dispercezioni legate all’emozione della vergogna della timidezza e dell’imbarazzo.
I blocchi energetici e la vergogna
Per Reich la connessione tra le emozioni e il flusso energetico è estremamente diretta “Le emozioni sono espressioni legate alle pulsioni istintuali; ne deriva che la repressione delle emozioni naturali blocca il corpo di un soggetto a quei livelli ove naturalmente le emozioni, se libere di esprimersi, l’avrebbero fatto attraverso la funzione muscolare. (La funzione dell’orgasmo)”. Questi blocchi impediscono all’energia di circolare liberamente strutturando il modo di sentire il proprio corpo, il modo di sentirsi in rapporto agli altri e gettano le basi per il sentimento della vergogna. Per Reich e Lowen i blocchi riguardano 7 diversi livelli corporei corrispondenti a funzioni espressive più che a fasce muscolari e sono Il Livello oculare (occhi, orecchie); il Livello orale (bocca, naso); il Livello cervicale (Collo e porzione superiore del torace); il Livello toracico (Torace inferiore e braccia); il Livello diaframmatico (diaframma); il Livello addominale (addome); il Livello pelvico (bacino, genitali e gambe). La vergogna si esprimerà diversamente a seconda dei diversi livelli coinvolti e comporterà sempre una sorta di scissione tra l’impulso e la sua realizzazione, riassumibile in un atteggiamento di ambivalenza con diversa gravità a seconda dell’organizzazione generale della personalità e del blocco coinvolto.
I blocchi corporei e la vergogna
Proviamo a vedere come si esprime la vergogna a seconda dei diversi livelli di blocco.
- Livello oculare: Confronto con gli altri, competitività repressa, rimossa e compensata, mascheramento di sè. Vanità ed esibizionismo, per lo più rimossi o repressi, senso di inferiorità e incomprensione. Paura dello sguardo altrui e contemporaneamente paura di guardare gli altri.
- Livello orale: Inibizione nell’espressione delle emozioni come il pianto, la rabbia ma anche le manifestazioni d’amore e d’affetto. Desiderio rimosso di potere e contemporaneamente senso di impotenza, frustrazione. Difficoltà ad esprimersi verbalmente, a comunicare le proprie opinioni.
- Livello cervicale: Strutturazione di difese rigide e di un forte controllo razionale. Presenza di un Super-Io doveristico e moralistico. Testardaggine o incapacità a mantenere una posizione. Eccessiva importanza attribuita al giudizio esteriore. Bisogno d’affetto e contemporanea difficoltà al contatto con una forte scissione tra gli aspetti razionali e quelli impulsivi.
- Livello toracico: Rabbia, ambivalenza; insoddisfazione o depressione, repressione o contrazione delle emozioni. Difficoltà nel coinvolgimento e nella partecipazione
- Livello diaframmatico: Ansia, chiusura e difficoltà di integrazione tra la parte alta del corpo e la parte bassa. Comportamento masochistico, paura del dolore e della punizione. Difficoltà di auto-accettazione.
- Livello addominale: Blocco parziale della sessualità con difficoltà al contatto spontaneo. Difficoltà ad abbandonarsi alla tenerezza, alla gioia, al piacere.
- Livello pelvico:Insicurezza sessuale e difficoltà a lasciarsi andare al piacere. difficoltà di autoregolazione, autogestione delle proprie potenzialità ed energie per ingerenze del Super-Io.
Quale cura?
Possiamo dire che, direttamente e indirettamente tutto il lavoro corporeo è teso a ridurre il sentimento di vergogna ma anche che è proprio la vergogna la prima difficoltà che incontriamo quando lavoriamo con il corpo. Per molte persone la sensazione di disagio associata al lavoro corporeo spesso è una sensazione così forte da ostacolare il lavoro terapeutico. Per questo, come psicoterapeuti, siamo chiamati a confrontarci prima sul terreno del contatto e del rafforzamento dell’alleanza terapeutica, e solo dopo, alla presentazione del lavoro corporeo. Una sfida in cui fallimenti e difficoltà ci trovano “insieme” ai nostri pazienti e insieme a correre il rischio della costruzione di una nuova immagine di sè che è, anche e soprattutto, una nuova immagine corporea.
a cura di @Nicoletta Cinotti
Eventi correlati
https://www.nicolettacinotti.net/eventi/mindfulness-e-psicoterapia-formazione-in-reparenting/
Lascia un commento