
Diversi anni fa proposi ad un piccolo editore – che ora è diventato grande – il libro di Jerry Jampolsky, “Amare è lasciar andare la paura”. Un libro che, nel tempo, ha avuto un grandissimo successo in Italia e nel mondo. Me ne ero innamorata e il significato che avevo dato allora, a quel titolo così suggestivo era leggero, divertente. Mi sembrava che autorizzasse alla fiducia, al coraggio, alla pratica quotidiana di brevi indicazioni riflessive. Trovavo intelligente che considerasse la paura e non l’odio l’emozione opposta all’amore. Già allora meditavo e il mio entusiasmo mi aveva portato in una direzione che non sapevo sarebbe stata così duratura: la direzione dello sguardo interiore. Negli anni mi sono ricordata spesso di quella frase che ha assunto via via sapori e significati diversi.
Poi ierisera c’era il terzo incontro del Programma di Mindful Self-compassion con una pratica specifica dedicata al risvegliare il cuore. È una pratica che conosco e conduco spesso e mi commuove sempre. ieri sera ho capito uno strato diverso della relazione tra amore e paura. Ho capito quanto l’amore si accompagni al sospetto di non essere amati o amabili. Un sospetto che prende forma quando viviamo l’esclusione. Molti genitori hanno l’abitudine di “mettere i bambini a pensare” quando fanno qualcosa che non va mandandoli in una zona separata della casa. Oppure molti litigi di coppia finiscono con una persona che dorme da una parte e una che dorme dall’altra. Improvvisamente mi è sembrato che non ci possa essere ferita più grande all’amore che l’esclusione. Che quando veniamo esclusi o escludiamo facciamo una frattura così profonda che non può che diventare separazione. Così oggi, a distanza di quasi 40 anni dall’uscita di quel piccolo delizioso libro ho capito che amare è includere, non escludere. Che escludiamo per paura e per dolore. Per la paura di non saper portare quello che l’amore tira via con sé. Perché dire che se amiamo qualcuno lo accettiamo com’è, è una bella frase ma a volte non ci riusciamo. Non riusciamo a farlo con noi e tanto meno con gli altri. Che parti vulnerabili di noi vengono quotidianamente mandate nello stanzino a pensare e diventano la tigre assenza: qualcosa che manca, qualcosa che non c’è eppure graffia in profondità.
Possa tu ascoltare il tuo desiderio di libertà. Possano i confini del tuo appartenere essere sufficientemente generosi per i tuoi sogni. Possa tu svegliarti ogni giorno con una voce benevola che sussurra nel tuo cuore. Possa tu trovare armonia tra anima e vita. Possa il santuario della tua anima non essere mai infestato. Possa tu conoscere l’eterno desiderio che vive nel cuore del tempo.Possa esserci gentilezza nel tuo sguardo quando ti guardi dentro. Possa tu non creare barriere tra la luce e te stesso. Possa tu permettere alla bellezza selvaggia del mondo invisibile di raccoglierti, prendersi cura di te ed abbracciarti nell’appartenere. John O’Donohue in Germer, Christopher; Neff, Kristin. Insegnare il programma Autocompassione e Mindfulness (Italian Edition)
Pratica di mindfulness: Self-compassion breathing
© Nicoletta Cinotti 2021 Ultimo giorno per iscriversi a Emozioni selvatiche: un programma per elefanti coraggiosi
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