
Ci sono dei momenti in cui mi rendo conto di provare una sorta di impazienza. Come se volessi saltare alla scena successiva. O alla puntata successiva.
Non credo di essere la sola a provare questa strana e ordinaria impazienza che nasce dalla sensazione che ci siano situazioni giuste e altre sbagliate o fuori luogo. Spesso è questa l’idea che sta dietro al rimprovero e alla correzione. L’idea che ci dovrebbe essere un’altra situazione davanti a noi, rispetto a quella che, invece, ci troviamo a vivere.
È lì che può arrivare il desiderio di avvolgere più velocemente la pellicola e passare al fotogramma successivo. Certo se siamo malati desideriamo guarire, se siamo stanchi desideriamo finire presto quello che stiamo facendo. Se siamo soli desideriamo presto un partner. Oppure se curiamo una persona gravemente malata potremmo desiderare che quella pena finisca. Sono tanti i momenti in cui vorremmo essere già alla scena successiva. Eppure questa impazienza offre un’illusione: quella che ci siano momenti migliori e una vita migliore rispetto a quella che stiamo vivendo ora.
E se invece questo fosse la cosa migliore che poteva capitarci proprio qui, proprio ora? E se lasciassimo perdere le proiezioni sul futuro che l’immagine di un momento migliore e diverso ci offre e prendessimo spazio qui? Se semplicemente respirassimo fino a sentire aprire la porta del cuore? Allora potremmo dirci che siamo a casa, nella nostra vita, a prescindere dalle circostanze.
Pazienza è essere semplicemente aperti ad ogni momento e accettarlo nella sua pienezza così com’è, sapendo che, come la farfalla nella crisalide, le cose maturano quando è il loro tempo. Jon Kabat Zinn
Pratica di mindfulness: Addolcire, confortarsi, aprire
© Nicoletta Cinotti 2018 A scuola di grazia e non di perfezione
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