
C’è una particolare condizione della nostra mente che è molto faticosa: è quando scappa avanti, nella pianificazione, anticipando quello che dovremo fare dopo. Noi stiamo facendo qualcosa è lei, invece che rimanere in quello che stiamo facendo, inizia a saltellare qua e là. Saltella nel futuro e mette un po’ di fantasia a condire il progetto di quello che faremo. Coglie qualche altro elemento interessante nel presente e quindi si interrompe per andare a vedere cos’è. È un po’ come se non volesse stare al suo posto e quindi dobbiamo sempre riportarla a quello che stiamo facendo. Diventa come uno scolaro indisciplinato che interrompe continuamente l’attenzione della classe per portarla su di sé.
Questa mente dispersa ha un effetto sia sul nostro pensiero che sul nostro umore perchè quando vaghiamo entra in azione un sistema protettivo, automatico, che inizia a far emergere ciò che ci preoccupa. Così dopo un po’ di tempo che siamo distratti iniziamo ad essere preoccupati.
E dopo un po’ di tempo che siamo preoccupati, iniziamo a spaventarci perché l’ansia inizia a salire. Così, quella che ci sembrava una situazione totalmente innocua, diventa una situazione di sottile e continua tensione.
È per questo che essere radicati nel presente è così importante. Non dobbiamo scacciare i pensieri e nemmeno avere la mente sgombra. Dobbiamo fare come il gatto che, quando dorme, dorme ma quando è sveglio è presente. Il vero invito, quello che possiamo rivolgere continuamente a noi stessi, è quello di essere presenti a quello che facciamo, trasformando così i nostri impegni quotidiani da doveri, più o meno piacevoli, a kairos, momenti che vale la pena di vivere. Perché alla fine, quello che darà sapore alla nostra vita e alle nostre giornate sono proprio i momenti che vale la pena di vivere. Che non sono i momenti epici. Sono i momenti trasformati dalla nostra presenza. I momenti in cui usciamo dagli infiniti automatismi, tanto economici quanto stritolanti, e semplicemente prendiamo atto che ci siamo, siamo vivi e vale la pena gustarselo.
Meditazione vuol dire semplicemente essere presenti a sé stessi, approfondire la propria autocoscienza. Jon Kabat Zinn
Pratica informale di mindfulness: Il noting consiste nel notare e ripetere mentalmente quello che stiamo facendo, con una notazione breve ed essenziale. La funzione è quella di offrire una ulteriore possibilità di radicamento nel presente e mettere la nostra mente iperattiva al nostro servizio: le facciamo fare qualcosa di benefico per noi – radicarci nel presente – anziché lasciarla zampettare qua e là.
Puoi fare la notazione dei pensieri se la tua mente è particolarmente produttiva. Ricorda di concludere la notazione riportando la consapevolezza al respiro. Non trasformare la notazione in un’ossessione: ha la funzione di aiutarti a tornare presente quando sei particolarmente distratto o agitato: non aggiungerla alla lista degli automatismi: se lo fai senza essere presente non serve a niente.
© Nicoletta Cinotti Il protocollo MBSR
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