
Possiamo dare molte spiegazioni del perché siamo tristi o, per usare una parola molto abusata, depressi. Può essere legato alla situazione pandemica che stiamo vivendo, legato ad un problema di salute, ad una difficoltà relazionale, ad una ingiustizia subita, ad un risultato che temiamo di non raggiungere. Abbiamo ragione ogni volta: queste sono buone cause di “depressione”
Detto questo possiamo fare un passo in più e guardare se e come coltiviamo la nostra difficoltà emotiva. Perché, per strano che possa sembrare, siamo dei grandi coltivatori diretti. Cioè molto spesso coltiviamo quello che ci fa male e non coltiviamo quello che ci fa bene. Una cosa che un vero coltivatore diretto non fa mai. Noi lo facciamo invece per distrazione. ignoranza, difficoltà a darsi una regola ma soprattutto lo facciamo per paura di avvicinarci a quello che proviamo.
Così, se qualcosa fa paura, cerchiamo di starci alla larga, se qualcuno ci fa arrabbiare, evitiamo di incontrarlo. Se ci aspetta un compito faticoso procrastiniamo. Lo facciamo come modalità estrema di controllo. Di padronanza della situazione. Preferiamo metterci al sicuro. “Better safe that sorry” dice Paul Gilbert. Solo che la nostra dedizione alla sicurezza lascia la porta aperta alla difficoltà emotiva perché evitare le esperienze richiede uno sforzo grandissimo che ci lascia esausti e non permette di investire nuove energie su quello di cui abbiamo veramente bisogno: crescere.
Così ogni giorno, come prima cosa, vai incontro ad una emozione che eviti. Non occorre starci a bagno tutta la giornata. Prenditi cinque minuti in sua compagnia. Non fare trucchi senza passare all’azione. Stai lì, con quella emozione, immobile e solo. per cinque minuti ma anche tre possono bastare. Poi riprendi la tua vita consueta ma, giorno dopo giorno noterai un insolito cambiamento. Quei cinque minuti ti hanno, silenziosamente, cambiato l’umore, restituito energia. Controllare il comportamento attraverso l’evitamento è un boomerang. Tutto torna indietro amplificato.
Stare qualche minuto in ciò che ti spaventa, intristisce, innervosisce, senza alcun desiderio di cambiamento ma solo curiosità, gentilezza e precisione nel conoscere le diverse sfaccettature dell’esperienza, rende la crescita della novità possibile. È quello che fa il contadino quando separa la gramigna dal raccolto. Lo fa quando il terreno è bagnato. Allora le radici lasciano volentieri la terra. Il nostro dolore bagna: usalo per togliere la gramigna dal raccolto. Usa la gentilezza della conoscenza.
Non c’è bisogno che usciate dalla stanza.
Restate seduti alla scrivania ad ascoltare.
Non ascoltate nemmeno, aspettate semplicemente.
Non aspettate nemmeno.
Restate del tutto immobili e soli.
Il mondo vi si offrirà liberamente.
Per essere smascherato, non ha scelta.
Rotolerà in estasi ai vostri piedi. Franz Kafka;
Pratica di mindfulness: Be water
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