
Accanto all’umore noi siamo dominati da un altro, inconcepibile velo, la mancanza di stupore. È un velo perchè ci fa sembrare che tutto sia già stato visto, conosciuto e compreso. Questa specie di noia che è dovuta alla mancanza di stupore è legata all’umore e, in particolare, è un effetto della memoria generalizzata, che merita davvero qualche parola in più del solito.
Siamo convinti che la memoria sia semplicemente ricordare ma memoria e attenzione sono due chiavi che collegano la mente al cuore. Quando veniamo feriti, ricordare che cosa ci ha ferito è utile solo che a volte la nostra memoria esagera e diventa quello che si chiama in termine tecnico “memoria generalizzata” (non ho sbagliato a scrivere, si dice proprio così!). Così se siamo stati lasciati finiamo per credere che nessuno ci amerà più. Se abbiamo perso il lavoro iniziamo a pensare che non troveremo mai più un altro lavoro e altre amenità del genere. Insomma estendiamo su tutto il futuro il nostro apprendimento doloroso, ecco perchè si chiama memoria generalizzata. Il pilota automatico – fare una cosa senza essere veramente presente – è un problema ma la memoria generalizzata è un problema doppio! Ci sono parole chiave di questa memoria, come “sempre, mai, nessuno” o locuzioni come “non c’è niente da fare, non c’è speranza, non ce la faremo mai” : esprimono il nostro scoraggiamento. uno scoraggiamento che può arrivare alla disperazione. Uno scoraggiamento pericoloso perché le parole lasciano un segno dentro di noi e ci convincono che sono previsioni intelligenti e addirittura razionali.
Questa memoria generalizzata ha bisogno di essere interrotta e l’emozione che squarcia il velo che pone sulla nostra vita è lo stupore. Quando qualcosa ci sorprende e meraviglia sveglia i nostri sensi. Che sia un profumo, un sapore o una meraviglia legata alla consapevolezza corporea non ha importanza. Lo stupore è figlio del presente e della sensorialità. È un dono e come tale va festeggiato perché ci restituisce il cuore. Così, quando Margaret Atwood scrive la sua poesia, prendiamola come un paradosso. Lei dice che il cuore fa male ma, in realtà, è la mente che mette gli spilli al cuore: questa è la memoria generalizzata!
A me, il cuore:
è la parte che mi manca.
Ne avevo uno un tempo:
un grazioso cuscinetto di seta rossa
pendente da un nastro di sangue,
ideale per piantare spilli.
Ma ho cambiato idea.
I cuori fanno male. Margaret Atwood
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