
Domani sono a Milano per La bellezza delle parole, un progetto che seguo da tempo e che mi appassiona e mi occupa molte energie. Mi domando cosa mi spinge a fare imprese così temerarie. Forse, in generale, cosa mi spinge ad essere temerarie e le risposte arrivano così, come una lista di ricordi e speranze:
- il desiderio di condivisione: è un lavoro collettivo che vede, in due giorni, 12 relatori esperti in questo campo. Li metto insieme in un territorio neutro: lo spazio del Lazzaretto di Milano dove venivano curati gli appestati. Un luogo che sta diventando un punto d’incontro per l’arte contemporanea. E l’arte contemporanea è performance ed esperienza, proprio come la mindfulness e la bioenergetica che cambiano perché ti fanno passare dall’esperienza.
- un territorio dove incontrarsi: Io guardo le parole come psicoterapeuta, loro come professionisti della scrittura. Penso che mischiare e contaminare i saperi sia l’unico modo per tenerli vivi. Credo che se parliamo troppo tra di noi, alla fine, non diciamo davvero nulla che ci scuota. Come diceva Francisco Varela
Come pensatori illuminati separiamo, purifichiamo e opponiamo per amore della chiarezza. Cosa succederebbe se percorressimo un sentiero diverso e mischiassimo, contaminassimo e unissimo per amore della complessità?
- le parole mi hanno salvato la vita. Ci sono stati periodi, soprattutto nell’infanzia e nell’adolescenza, in cui solo i poeti e gli scrittori sembrava che capissero quello che vivevo. Con loro non mi sentivo un’aliena, piombata chissà come nella campagna toscana tra vino e prosciutto, tra i fumi della cucina del ristorante e un mondo che non sperava ci fosse riscatto ma lottava per averlo.
- le parole mi hanno fatto compagnia: sono anni che passo il mio tempo con l’azione apparentemente più innocua del mondo: ascoltare. E l’ascolto mi ricorda che le parole non sono evanescenti emanazioni di suoni. Molto spesso sono cose vive che trafiggono e colpiscono, sollevano o animano. Nascono da noi e portano un pezzetto di noi nel mondo.
- tra poco sarà Natale, lo sento già nell’aria e ogni anno cerco di farmi un regalo che non sia un oggetto ma un’esperienza. Così questi due giorni sono il mio regalo di Natale. Come tutti i Natali ci potrà essere una punta di gioia, una punta di delusione, una parte di fatica, una di confusione. Però vorrei che fosse Natale tutti i giorni per quella libertà di aprire a qualcosa di sconosciuto che rinnova un piccolo miracolo: tra prima e dopo c’è una differenza.
- ogni giorno ti scrivo: scrivere, leggere e narrare sono domini diversi che pensiamo siano automaticamente collegati tra loro e invece richiedono passaggi e cura. Io mi interesso delle basi: leggere noi stessi per scrivere la mente. Altri vanno oltre e partono da qui per narrare storie. Quando mi leggi, impari anche tu a leggere e riconoscere la tua mente e questo sforzo è nobile perché ci restituisce libertà. la libertà che nasce dalla conoscenza.
Anche se domani non ci sarai io ti porterò con me e riceverai i frutti di quel mischiare, unire, contaminare, mondi diversi. Perché se ci guardiamo dalla prospettiva delle radici abbiamo molte più cose che ci uniscono che cose che ci separano.
Il poeta si trova a metà strada tra la cazzuola e il piccione viaggiatore. Arthur Lundkvist
Pratica del giorno: La consapevolezza del corpo
© Nicoletta Cinotti 2019 La bellezza delle parole: clicca qui per vedere il programma